Ventidue anni con l’Euro: ricordi e futuro della moneta unica

Dal 1999 a oggi: dall’approvazione all’entrata in circolazione, l’Euro rappresenta ancora oggi un argomento di discussione.

Euro
Foto di Mabel Amber da Pixabay

Chi ha l’età giusta per ricordarselo da bambino, probabilmente assocerà l’entrata in vigore dell’Euro a un bel momento di novità. Quell’inconsapevolezza che permetteva di pensare alla moneta unica quasi esclusivamente nella sua connotazione estetica. Il retro delle monete, le architetture raffigurate sulle banconote, inquadrare la vocazione europea per quello che si sperava fosse. Oggi la moneta unica compie 22 anni. Giovane ma protagonista di un’importante stagione di cambiamento.

C’era uno spot pubblicitario, in particolare, che illustrava alla massa cosa avrebbe significato il passaggio all’Euro. Stabilità economica, scambi facilitati. Per la pubblicità non sarebbe cambiato nulla. O quasi, visto che lo spot si chiudeva con una banconota da 20 troppo grande per il portafogli adatto alle Lire.

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Ventidue anni con l’Euro: il culmine del processo di integrazione

Ventidue anni dopo l’approvazione della moneta unica e una ventina dalla sua entrata in circolazione, fare un primo bilancio può essere lecito. Anche perché, su 27 Paesi membri, l’Euro è stato ormai adottato da 19. Ad Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, che lo adottarono per primi, si sono uniti Cirpo, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Slovacchia e Slovenia, in rigoroso ordine alfabetico. Qualcuno, come il Regno Unito, decise di restarne di proposito fuori, mantenendo quell’indipendenza finanziaria che si sarebbe poi tradotta nella Brexit.

E pensare che il dibattito europeo sulla moneta unica era iniziato ben prima degli anni Novanta. Nel 1999 rappresentò di fatto la capitalizzazione di un lungo percorso di stabilizzazione economica comunitaria. Il tentativo supremo se si vuole, considerando che l’obiettivo della moneta unica era l’agevolazione della circolazione dei cittadini fra gli Stati membri che favorire gli interscambi commerciali, oltre che mantenere una stabilità finanziaria. Un onere affidato alla Banca centrale europea, che fissò praticamente subito i criteri per l’ingresso nell’Eurozona.

Dall’1 gennaio 2002, la moneta entrò a far parte della nostra quotidianità. Con la speranza che, alla lunga, rappresentasse davvero il viatico dell’integrazione europea. Un obiettivo raggiunto in parte, anche se l’Euro risulta la seconda moneta più usata per le operazioni finanziarie internazionali, muovendo circa il 39% del volume d’affari, esclusi i pagamenti dell’Eurozona. I tasselli del mosaico, semmai, nonostante gli sforzi riguardano il piano culturale. Per quello, probabilmente, la moneta unica non basta.

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