Cosa cambia con la Brexit per gli italiani: ecco le novità

A quasi 4 anni e mezzo dal voto sulla Brexit è stato raggiunto un accordo tra UE e Regno Unito. Ecco cosa cambia per gli italiani.

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Il 23 giugno 2016 gli abitanti del Regno Unito hanno deciso di votare a favore della Brexit. Ebbene, a quasi quattro anni e mezzo di distanza, UE e Regno Unito hanno raggiunto, dopo mesi di negoziati, un accordo di libero scambio. A partire dall’Erasmus, passando per i trasporti, fino ad arrivare ai dazi, sono tante le novità a cui bisogna prestare attenzione.

In particolare è svanito l’incubo di un no deal e delle possibili conseguenze. L’accordo tra UE e Regno Unito, ricordiamo, entrerà in vigore a partire dal primo gennaio. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa cambia per gli italiani dopo la Brexit.

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Brexit, dall’Erasmus ai trasporti: ecco cosa cambia per gli italiani

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In seguito all’intesa raggiunta tra UE e Regno Unito, si prevede lo stop al programma per studenti all’estero. Come annunciato dal premier britannico Boris Johnson, infatti, verrà lanciato Alan Turin, il nuovo programma che andrà a sostituire l’Erasmus. A partire dal primo gennaio, inoltre, in Gran Bretagna scatta il nuovo sistema di immigrazione. Chi arriva per lavoro, infatti, dovrà avere un visto, ottenibile solo con un’offerta di impiego già ricevuta e un salario previsto di almeno 25.600 sterline, ovvero circa 28mila euro. I turisti non avranno bisogno di visto, ma sarà necessario il passaporto e non si potrà restare per più di tre mesi. L’accordo prevede, inoltre, zero dazi.

Per finire, per quanto concerne i trasporti, l’accordo prevede una connettività aerea, stradale, ferroviaria e marittima continua e sostenibile. Sarà comunque garantita la concorrenza tra gli operatori dell’Ue e quelli del Regno Unito, anche al fine di non compromettere i diritti di passeggeri, lavoratori e la sicurezza dei trasporti stessi. Buone notizie anche per i prodotti italiani. Come spiega Filiera Italia, infatti, anche per i produttori italiani di vini e prosecco, ma anche di ortofrutta trasformata, di pasta, salumi e formaggi, le relative esportazioni potranno riprendere a crescere, così come è avvenuto nel corso degli ultimi 10 anni.

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