Guai per il Regno Unito: debito pubblico da spavento

Il debito pubblico rischia di sotterrare il Regno Unito. Le previsioni per il 2021 sono a dir poco catastrofiche

Guai per il Regno Unito: debito pubblico da spavento
Regina Elisabetta (Fonte foto: web)

La fine del 2020 vede un Regno Unito affossato dal debito pubblico. Per il 2021, le previsioni sono molto pessimistiche, con la FMI che si dice sicura di nuove tasse per gli abitanti del Regno.

Negli ultimi 300 anni, Londra non aveva mai raggiunto un tale indebitamento nazionale, e tra Covid e Brexi, quindi dicendo addio agli aiuti dell’UE, le cose sono soltanto peggiorate.

Il debito al momento, conta 240,9 miliardi di sterline, soltanto nel mese di novembre la spesa ha superato le entrate fiscali di 31,6 miliardi di sterline. Nell’ultimo periodo poi, ci si è messo anche il nuovo ramo del Covid, con tantissimi Paesi che hanno vietato i voli da e per la Gran Bretagna, di fatto, isolandola.

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Le poche speranze per il Regno Unito

Come già detto, non si prevede un 2021 florido per Londra, il debito sfiorerà i 400 miliardi di sterline. Questa intanto, sarebbe la strategia britannica, secondo il ministro Sunak, parlando di spesa pubblica: “è la cosa giusta da fare per proteggere vite e mezzi di sussistenza durante questa fase acuta della crisi…Quando la nostra economia si riprenderà, è giusto che prendiamo le misure necessarie per porre le finanze pubbliche su una base più sostenibile in modo da essere in grado di rispondere alle crisi future nel modo in cui abbiamo fatto quest’anno”.

Il Governo Johnson, dovrebbe attendere per l’aumento delle imposte, che però si alzeranno di sicuro all’anno successivo. Anche il Fondo Monetario Internazionale spiega che non c’è via d’uscita: per riprendersi, il Regno Unito dovrà aumentare l’importo delle tasse.

Intanto, non aiutano i commenti di Thierry Breton. Così, il commissario europeo al mercato interno: “Se la Gran Bretagna fosse rimasta – Riferendosi all’UE – avrebbe avuto oggi, come tutti gli altri Paesi europei, tra 30 e 50 miliardi di euro in aiuto grazie al fondo Next Generation EU”.

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