Cibo da asporto, stangata del Fisco: brutta sorpresa per bar e ristoranti

Brutta sorpresa per bar e ristoranti che devono fare i conti con un’ulteriore stangata da parte del Fisco. Ecco cosa è successo.

cibo da asporto
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In seguito all’emergenza Covid il governo ha adottato una serie di misure restrittive volte a contrastare la diffusione del virus. Una situazione che ha avuto un notevole impatto non solo dal punto di vista sociale, ma anche economico, con alcuni settori maggiormente colpiti di altri. Tra questi il mondo della ristorazione, che a causa delle varie chiusure si ritrova a vivere un momento particolarmente difficile.

Proprio per questo motivo l’esecutivo ha deciso di offrire qualche forma di sostegno, attraverso, ad esempio, il decreto Ristori. Ma non solo, il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, rispondendo ad una interrogazione sul tema dell’applicazione dell’Iva sul cibo da asporto aveva dato assicurazioni sul regime Iva delle consegne. Le ultime indicazioni fornite dall’Agenzia delle entrate, però, sembrano dire tutt’altro, tanto da essere considerate da molti come una vera e propria stangata ai danni di un settore già messo ultimamente in grande crisi.

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Agenzia delle entrate, l’Iva al 10% si applica solo al ristorante

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L’ultima stangata da parte del Fisco ai danni del mondo della ristorazione riguarda la consegna del cibo di asporto. Stando a quanto si evince dalla risposta all’interpello numero 581 dell’Agenzia delle Entrate, infatti, il cibo da asporto non può essere qualificato come somministrazione soggetta ad aliquota del 10%. Le vendite di cibo da asporto o a domicilio, comprese quelle ordinate attraverso l’ausilio di siti o applicazioni, infatti, vengono tassate come merce e pertanto deve essere applicata l’aliquota ordinaria del 22% o comunque quella propria di ogni prodotto.

Un chiarimento, quello fornito dall’Agenzia delle Entrate, in contrasto con l’apertura mostrata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. In particolare, come spiegato dall’ente, la vendita di alimenti a bevande da asporto, in mancanza di servizi a supporto della vendita, non può essere considerata come “somministrazione soggette ad aliquota Iva agevolata“. Se un pasto viene consumato presso il locale di un bar o ristorante, quindi, si applica l’Iva del 10%, in tutti gli altri casi invece non è possibile beneficiare di tale aliquota.

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