L’associazione Codici lancia un’operazione verità per fare chiarezza sui contratti di acquisto dei vaccini contro il Covid19: lettera inviata al Ministero della Salute.
Quali sono i prezzi concordati tra l’Ue e le società di produzione e sviluppo dei vaccini? Perchè i contratti di accordo sono riservati? A queste e altre domande chiede una risposta al Ministero della Salute l’associazione Codici che in una missiva mette nero su bianco le cose ancora non conosciute in materia.
“In questo continuo, frenetico aggiornamento, manca però un elemento a nostro avviso fondamentale: quanto pagheremo per i vaccini. I calcoli non mancano, così come le indiscrezioni, ma si fa fatica ad avere dati certi”, spiega Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici
L’associazione Codici evidenzia che per il vaccino Pfizer/BionTech “si parla di quasi 5 miliardi di euro per 300 milioni di dosi, prezzo che sarebbe stato ottenuto grazie ad un prestito di 100 milioni di euro della Banca Europea per gli Investimenti a BionTech ed agli oltre 300 milioni di euro stanziati dal Ministero tedesco per la ricerca”. Per il vaccino CureVac, invece, i miliardi “dovrebbero essere circa 4, per oltre 400 milioni di dosi. C’è poi il vaccino Moderna, che dovrebbe vendere le dosi ad un prezzo compreso tra 21 e 31 euro per unità”.
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Vaccini anti Covid, l’associazione Codici:”Pubblicare i documenti sugli accordi sui prezzi”
“Chiediamo trasparenza – prosegue il Segretario Nazionale di Codici – quali sono i prezzi concordati tra UE e società? Per quanto tempo questi prezzi rimarranno validi? Sono stati presi accordi su eventuali modifiche future? E se il vaccino immesso sul mercato dovesse registrare un problema, chi paga i costi legali? Riteniamo che queste siano domande lecite e che le risposte siano doverose, visto che parliamo di soldi pubblici”.
Infine la richiesta: la pubblicazione dei documenti riguardanti gli accordi sui prezzi e la responsabilità in caso di effetti imprevisti dei vaccini perchè “i cittadini hanno il diritto di sapere e le autorità hanno il dovere di informare”.