Covid, i lavoratori italiani non si fidano: meglio lo smart working che l’ufficio

Una ricerca di QBE Insurance Group ha analizzato la relazione che intercorre tra il benessere psicologico e le nuove abitudini in smart working dei lavoratori causate dal Covid.

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Fonte Pixabay

Preoccupazione e ansia nel pensare ad un possibile ritorno in ufficio nella fase post Covid connessa ad inquietudine per la sicurezza del proprio posto di lavoro. Questi i risultati principali della ricerca di QBE Insurance Group sulla relazione tra il benessere psicologico dei lavoratori italiani e le nuove abitudini lavorative causate dal Covid-19.

La metà degli italiani in smart working non si sente pronta a tornare in ufficio. Solo il 28% sarebbe pronto a ricominciare. Quasi tre quarti degli intervistati (74%) si dichiara preoccupato per i potenziali rischi legati al ritorno in ufficio e all’utilizzo dei mezzi pubblici.

Tra coloro che possono lavorare da casa, oltre un terzo (35%) afferma che lo scenario di lavoro ideale per il prossimo anno sarebbe una combinazione tra smart working e lavoro in presenza. Un intervistato su tre (33%) preferirebbe lavorare in ufficio mentre uno su quattro (26%) vorrebbe lavorare da casa.

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Smart Working: il perfetto equilibrio tra vita professionale e personale

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Secondo la ricerca sebbene durante la pandemia il 55% ha dichiarato di sentirsi isolato nell’attività in modalità smart working, tuttavia il 65 % degli intervistati ha segnalato che questa modalità operativa giova a consiliare le esigenze del lavoro con quelle della famiglia aiutando a raggiungere un equilibrio maggiore.

La ricerca ha fatto emergere lo stato di benessere psicologico dei dipendenti: poco più di un terzo (35%) dichiara di attraversare un momento di difficoltà. Sono soprattutto i giovani a dichiarare di avere problemi di questa natura (41% nella fascia dei 18-34 anni) rispetto ai più anziani (36% per la fascia 35-54 anni, 30% per gli over 55).

Questo malessere, spiega la ricerca, accentua le difficoltà sul lavoro: un lavoratore su sei ha affermato di aver commesso errori a causa della difficile condizione psicologica in cui si trova.

La metà degli intervistati (49%), per questo, vorrebbe un aumento delle ferie annuali o dei permessi. Tra i servizi desiderati da parte del proprio datore di lavoro, il 24% si dice favorevole a corsi motivazionali; il 17% al supporto di psicologi; il 16% a corsi di yoga e il 14% a workshop sul controllo dell’ansia.

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