Governo: come farà ad evitare i licenziamenti da aprile 2021? Ecco il piano

Ad aprile 2021 potrebbero esserci i licenziamenti di moltissimi lavoratori. Il Governo si sta adoperando per evitare tutto ciò.

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Ad aprile 2021, non ci sarà più il divieto di licenziamento e le aziende che avranno subito la cridi da Coronavirus potranno decidere di licenziare liberamente i propri dipendenti.

Il Governo sta lavorando ad una soluzione che possa mettere tutti d’accordo.

Ecco le soluzioni presentate.

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Soluzioni ai licenziamenti: contratto di espansione o cassa integrazione?

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La legge di Bilancio che deve essere approvata dal Parlamento da qui a un mese prevede già il ricorso al contratto di espansione nel 2021.

Questo contratto è stato introdotto nel nostro ordinamento a partire dal 30 giugno 2019 con applicazione sperimentale per i soli anni 2019 e 2020 (art. 41 D.Lgs. 148/2015), ed è andato a sostituire quello che era il contratto di solidarietà espansivo.

Ma quando viene applicato?

Il contratto di espansione consente di gestire situazioni di crisi comportanti esubero strutturale di personale con l’accompagnamento alla pensione dei lavoratori più anziani, il loro avvicendamento con lavoratori di nuova assunzione e la temporanea riduzione dell’orario di lavoro assistita dall’ammortizzatore sociale del contratto di solidarietà

Questo contratto di applicherebbe solo alle aziende con oltre 1.000 dipendenti, ma vista l’emergenza economica del nostro paese detto contratto troverebbe applicazione anche per quelle aziende con più di 500 dipendenti.

Il Governo vorrebbe amplicare la portata di questo contratto abbassando la soglia relativa ai dipendenti fino a 250, il che raddoppierebbe la cifra delle imprese coinvolte.

Si pensa anche allo scivolo verso la pensione per le grandi aziende che prevedono nuove assunzioni e che presentano un piano di rilancio strategico, consono ai nuovi obiettivi del Governo in vista del Recovery Fund.

Infine, altra possibilità è quella di promuovere i contratti di espansione senza il limite dei cinque anni di distanza dalla pensione e ripristinando l’obbligo dell’assegno di ricollocazione.

Attualmente, ricorrere alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria non sarebbe la soluzione migliore poiché vi è una altissima possibilità di sfociare, comunque, nel licenziamento.

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