Gran lavoratore, non l’ha ucciso il Covid ma la burocrazia: addio Jonathan

Un’odissea durata troppo tempo. Il gigante buono, Jonathan Mangone, gran lavoratore e amato da tutti, ucciso dalla burocrazia.

Gran lavoratore, sempre con il sorriso sulle labbra e disponibile con tutti. Jonathan Mangone a soli 39 anni ha pagato a caro prezzo la vergogna di una burocrazia lunga e intricata e l’impreparazione del sistema sanitario in pieno caos pandemia. Aveva la febbre da giorni quell’uomo grande e grosso che molti – a partire dal fratello Romolo – definivano un ‘gigante buono’. Era in attesa di un tampone ma la burocrazia l’ha rimpallato da una parte all’altra e il Covid alla fine se l’è preso. Sì, perché il finale tragico e assurdo della storia, è che Jonathan era positivo al coronavirus, e poteva essere salvato.

Jonathan lavorava in un supermercato di Livorno, era tifosissimo della squadra di calcio amaranto della sua città. Come hanno raccontato i familiari al quotidiano Il Tirreno, il giovane aveva da giorni la febbre alta ed era in attesa di poter fare un tampone. “Il medico di famiglia ci ha risposto che lunedì se non fosse stato meglio avrebbe fatto il tampone e che per il momento bastava segnare eparina, cortisone e antibiotico”. Ma lui a lunedì non ci è arrivato, è morto sabato.

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Gran lavoratore, non l’ha ucciso il Covid ma la burocrazia: “ha sofferto troppo”

Sabato pomeriggio le condizioni di Jonathan si sono improvvisamente aggravate, le cure del medico di base non erano state sufficienti. A chiamare i soccorsi è stata la mamma dell’uomo: i volontari, con il medico, hanno fatto il possibile per salvarlo, ma nel tragitto verso l’ospedale, il gigante buono ha avuto un arresto cardiaco. Era ancora vivo quando è giunto al pronto soccorso, ma è morto poco dopo, in serata.

I familiari hanno annunciato che presenteranno un esposto in procura per sapere la verità. “Ha patito troppo prima di morire, faremo un esposto in procura – ha raccontato al quotidiano la cugina Emanuela Manetti. Conosciutissimo in città, Jonathan Mangone lavorava ai Penny Market di via Cimarosa e viale Petrarca. “Un ragazzo solare e pieno di vita – lo descrive il fratello Romolo – e io, pur non essendo un medico, credo che se ci fosse stato il modo di fargli fare il tampone subito, quando lo avevamo chiesto, forse le cose potevano andare in maniera diversa […]

Se aveva altre patologie? – continua il fratello – Fino all’anno scorso ha giocato a calcetto, gli amici lo sanno, era solo sovrappeso. No, non aveva malattie

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