Petrolio, prezzi in ascesa per il caso Usa-Iran

Il prezzo del petrolio sta decollando, e il merito è in qualche modo sia di Donald Trump che dell’Iran. Le nuove tensioni internazionali che si stanno affacciando sul mercato portano giovamento al greggio, che stanti le condizioni potrebbe anche riprendere il via e salire oltre i $70 al barile.

La prossima settimana gli Stati Uniti potrebbero congelare gli accordi presi con l’Iran, a cui aveva lavorato non con poca fatica l’ex presidente Barack Obama. Il fatto che Trump possa rimettere in discussione tutto il lavoro fatto dal suo predecessore potrebbe ripercuotersi sul prezzo del petrolio.

Tra le ragioni più importanti che potrebbero influenzare il prezzo dell’oro nero ci sono appunto le tensioni tra Usa e Iran. Stando a quanto è venuto fuori nelle ultime ore, Trump avrebbe intenzione di bloccare gli accordi presi con Teheran: questa misura impedirebbe agli iraniani di esportare il loro greggio, un’eventualità questa che si è già palesata in precedenza e che ha portato il prezzo del petrolio oltre i massimi di novembre 2014.

“Abbiamo un piano per resistere a qualunque decisione dovesse venir presa da Trump sull’accordo nucleare. Se gli Stati Uniti lo abbandoneranno, vi accorgerete presto che se ne pentiranno come mai accaduto nella storia”, ha detto il presidente della Repubblica islamica.

A far risalire il prezzo del petrolio non ci sono solo Usa e Iran, perché anche il caso Venezuela pesa non poco. La terribile recessione che ha colpito il Paese guidato da Nicolas Maduro ha indotto a un taglio delle esportazioni di petrolio nella misura di 1,5 milioni di barili al giorno. Per quanto questo caso sia monitorato dagli osservatori, la vicenda Usa-Iran rimane comunque la più allarmante, così come del resto ha affermato Victor Shum, analista di IHS Markit: “L’attenzione del mercato petrolifero è oggi tutta sulla decisione del presidente statunitense relativa al destino dell’accordo nucleare con l’Iran”.

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