Una batosta si sta per abbattere sulla Banca Centrale della Lettonia, il cui governatore, Ilmars Rimsevics, è finito in manette per il reato di corruzione. Il dirigente, che è anche componente del consiglio direttivo della Banca centrale europea, è finito sotto interrogatorio ed è anche stato oggetto di perquisizioni sia nel suo ufficio che nel resto delle sue proprietà.
L’avvocato difensore sta facendo il possibile per scagionarlo e lo stesso governo sta rassicurando gli investitori sulla faccenda, ma da più parti proviene fondamentalmente un’unica richiesta: che Rimsevics si dimetta il prima possibile. “Non ci sono segnali di rischio per il sistema finanziario del Paese”, ha rassicurato il premier Maris Kucinskis a chi gli chiedeva conto della vicenda.
Sulla stessa lunghezza d’onda si son mosse le dichiarazioni del ministro dell’Economia Arvils Aseradens e della ministra delle Finanze Dana Reizniece-Ozola. Quest’ultima in particolare ha dichiarato: “Ogni giorno che passa in cui Rimsevics resta al timone della Banca centrale, la situazione non fa che peggiorare. Ritengo che a questo punto sarebbe più saggio se il signor Rimsevics decidesse di dimettersi nel periodo delle indagini”. Di “arresto illegale” parla invece l’avvocato difensore del governatore, Saulvedis Varpins.
Nel frattempo il governo lettone si riunirà in via straordinaria per fare il punto della situazione. E coincidenza vuole che proprio in questo periodo l’Eurogruppo sia chiamato ad eleggere il nuovo vicepresidente della Bce, per cui questo è un periodo particolarmente turbolento per il sistema bancario. Lo scandalo che ha travolto Rimsevics arriva peraltro a margine dell’accusa, sollevata qualche giorno fa dal Dipartimento del Tesoro americano, sulla possibilità di sanzionare l’Ablv Bank of Latvia in virtù dell’accusa di riciclaggio di denaro sporco.
Nei prossimi giorni avremo modo di capire come finirà la faccenda lettone e se, e in che modo, avrà ripercussioni nei paesi limitrofi. Di certo se ne continuerà a parlare.