Infarto, rischiano di più le donne o gli uomini? I dati parlano chiaro

Un recente studio scientifico ha evidenziato chi rischia di più in seguito ad un infarto tra uomini e donne. I dati parlano chiaro.

Non sono passati inosservati i dati di un recente studio che dimostrano chi, tra donne e uomini, presenti una maggior probabilità di morire se colpiti da un infarto. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.

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Impegni di lavoro, famiglia, tempo libero e chi più ne ha più ne metta. Sono tante le cose con cui dover fare i conti e che richiedono nella maggior parte dei casi il nostro massimo interesse. Il tutto viene svolto finendo spesso per trascurare quanto di veramente importante, come ad esempio la salute.

Proprio in tale ambito non passano inosservati i dati di un recente studio che evidenziano chi, tra donne e uomini, presenti una maggior probabilità di morire se colpiti da un infarto. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.

Infarto, rischiano di più le donne o gli uomini? Cosa dice la scienza

Abbiamo già visto quanti minuti sarebbe opportuno camminare al giorno oppure a settimana pur di riuscire a ridurre il rischio di infarto, ictus e altre malattie. Sempre in tale ambito, inoltre, non sono passati inosservati i dati evidenziati in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia a Praga. In particolare è stato evidenziato come, in base ad un recente studio, le donne presenterebbero una probabilità più che raddoppiata rispetto agli uomini di morire se colpiti da un infarto.

Entrando nei dettagli, tale studio, condotto dalla prof. Mariana Martinho dell’Hospital Garcia de Orta di Almada, in Portogallo, ha rilevato che dopo cinque anni da un infarto è morto il 32,1% delle donne rispetto al 16,9% degli uomini Ma non solo, il 34,2% di donne ha dovuto fare i conti con gravi conseguenze entro cinque anni, rispetto al 19,8% degli uomini. A parità di condizione, il rischio di eventi avversi e morte entro 30 giorni è stato stimato dell’11,8% per le donne e del 4,6% per gli uomini.

A tal proposito la prof. Martinho ha spiegato che: “Le donne avevano una probabilità da due a tre volte superiore di esiti avversi rispetto agli uomini nel breve e nel lungo termine, anche quando avevano ricevuto il trattamento negli stessi tempi degli uomini“. Al momento non è dato sapere per quale motivo si registri tale disparità di rischio fra uomini e donne.

Si rivelano essere, comunque, dati che non possono passare di certo inosservati. Questo anche perché dimostrano come sia importante, soprattutto per le donne, fare un monitoraggio costante dopo un evento cardiaco. Solo in questo modo, infatti, è possibile cercare di limitare i danni.

(Le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici o pubblicazioni su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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