Caffè e discount, l’accoppiata funziona? La risposta è nei prezzi

Meglio non scherzarci troppo: il caffè dei discount, nonostante il costo minore, non rinuncia alla qualità.

 

Nonostante un minimo (e a volte più sostanziale) rincaro sui prodotti alimentari sia stato riscontrato anche tra i loro scaffali, la scelta del discount continua a essere quella prediletta per chi cerca il risparmio nella spesa ordinaria.

Caffè prezzo discount
Contocorrenteonlin

Del resto, affidarsi alle sottomarche non significa per forza scegliere una minore qualità. E questo vale per qualsiasi prodotto, da quelli più specifici a quelli di maggior consumo, inclusi latte e caffè. A proposito della bevanda più consumata dagli italiani (acqua esclusa), l’acquisto delle marche più note è quasi automatico rispetto alle strategie di spesa. Anche perché, a parità di quantità, si tende a dar fiducia all’offerta proposta da un grande nome piuttosto che ripiegare su un pacchetto di caffè di un’azienda meno nota. Questo, almeno, in linea generale. Non di rado, infatti, i consumatori si affidano a uno o più pacchetti dal nome meno noto, andando magari per tentativi, per riuscire a risparmiare qualcosa sperando di trovare la qualità giusta per mantenere il gusto senza rimetterci in termini economici.

Ed ecco che, improvvisamente, le marche dei discount diventano estremamente appetibili. Per il caffè come per qualunque altro prodotto. La bevanda, in quanto decisamente apprezzata dagli italiani, è però soggetta a “un’analisi” più accurata da parte dei consumatori. La tendenza a scegliere il prezzo più conveniente riguarda infatti dei prodotti diversi, mentre per il caffè sembra subentrare una sorta di componente culturale, che spinge i consumatori a prediligere la qualità accertata piuttosto che una scommessa. È chiaro che, più di recente, tale tendenza sia stata maggiormente sacrificata in nome di un risparmio sempre più necessario.

Caffè, chi c’è dietro le sottomarche migliori (e più convenienti) del discount

Considerando che con la crisi, chi più chi meno, i consumatori hanno dovuto (o devono farci tuttora) i conti, una sbirciata alle corsie del caffè di marche semisconosciute è diventata prassi più frequente. E non che l’inflazione non abbia toccato anche le sottomarche. Ma, chiaramente, per guadagnarsi un minimo di competitività, per queste aziende è necessario mantenere bassi i propri standard, strizzando l’occhio al portafogli dei consumator. E allora, preso atto della necessità di risparmiare, persino il “rituale” del caffè deve accontentarsi di ripiegare su miscele meno “frequentate”.

In questo senso i discount hanno un marcia in più, visto che la loro politica si basa in primis sulla proposta di prezzi ammortizzati rispetto al quadro generale del mercato. È chiaro che, nel momento in cui ci si affida a un marchio meno sponsorizzato, verranno meno tutte le componenti legate all’accrescimento della qualità del prodotto. Fermo restando che, come tutti gli altri prodotti, anche quelli più economici dovranno presentare un’etichetta adeguata. Del resto, non sempre il nome sulla confezione rispecchia la casa di produzione. Basti pensare al Don Jerez, venduto all’Eurospin e prodotto dalla veronese Pellini. O al caffè di Conad, realizzato addirittura da Lavazza. Non va peggio al Todis, il cui marchio Rafael è prodotto da Delli Paoli. In sostanza, a fronte di una competitività nel prezzo (che raramente supera i 2 euro) la qualità sarebbe garantita. Per una volta, il risparmio conviene davvero.

Impostazioni privacy