Definizione agevolata, è possibile anche con un processo in corso? Cosa dice la legge

Molti cittadini si chiedono se anche i debiti che sono oggetto di un processo con la giustizia tributaria rientrano nella definizione agevolata. Vediamo nel dettaglio cosa dice la legge. 

Non si può certo sostenere che questa nuova pace fiscale introdotta dal governo Meloni, non abbia reso felici milioni di contribuenti in tutto il paese. Con la Rottamazione quater ai cittadini è stata data la possibilità di poter mettere termine a molte delle loro pendenze con il fisco, con la convenienza tipica della pace fiscali varata in altri decenni nel nostro paese.

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Chi sceglie di aderire alla definizione agevolata 2023, potrà pagare il proprio debito con il fisco, in rate o in un’unica soluzione, senza però dover corrispondere gli interessi sanzionatori, che sono invece sempre previsti dalla procedura ordinaria. 

Definizione agevolata e processo in corso con il Fisco

Una vera e propria sanatoria in cui lo stato rinuncia a multare il cittadino, e preferisce invece riavere indietro soltanto la cifra evasa. 

Nelle ultime settimane, c’è un dubbio che sempre più cittadini non riescono a chiarire da soli. Molto infatti si chiedono se questa nuova pace fiscale possa essere applicata anche nei casi in cui la pendenza con il fisco è oggetto di una procedura giudiziaria in tribunale. La definizione agevolata, come spiegato anche dalla FAQ pubblicato dal Ministero, prevede che la sanatoria si applichi anche ai casi in cui il contenzioso è già stato aperto, indipendente dal grado di giudizio del caso. 

Per rientrare nella nuova rottamazione però, il provvedimento deve essere già esecutivo prima della data del 1 Gennaio 2023. E se invece il processo non è ancora iniziato, vale lo stesso termine ultimo per la notifica.

A seconda del grado di giudizio, cambia l’entità della somma da versare

In questi casi dunque si accede comunque alla definizione agevolata, ma bisogna fare attenzione, in quanto l’entità della somma da versare, cambia a seconda del grado di giudizio a cui è arrivata la pendenza con il fisco. 

  • Se ad esempio faccio rientrare nella definizione agevolata, un debito oggetto di un processo in corso di prima grado, la definizione agevolata richiede che venga saldato il 90 per cento della somma totale. 
  • Se invece si tratta di un processo di secondo grado, e nel primo l’Agenzia delle Entrate ha perso, si dovrà pagare solo il 40 per cento della cifra contestata. Se invece era stato il cittadino a perdere il primo grado di giudizio, sarà tenuto nella definizione agevolata a saldare la somma per intero. 
  • Se la nuova rottamazione quater viene applicata a un processo arrivato in Cassazione, in cui l’Agenzia ha perso in entrambi i gradi di giudizio, per sanare la pendenza, il cittadino dovrà pagare solo il 15 per cento della somma contestata dalla giustizia tributaria. Se è stato il fisco a perdere in primo e secondo grado, bisognerà corrispondere solo il 5 per cento della cifra. Se in primo e secondo grado ha perso il contribuente, per sanare il debito dovrà pagare l’intera quota contestata. 

Definizione agevolata, attenzione al termine ultimo per presentare la domanda

È importante ricordare che il termine ultimo per presentare domanda per accedere alla nuova definizione agevolata nel 2023, è il 30 Giugno 2023. per ogni controversia con il fisco, va presentata un’apposita domanda. 

Naturalmente, non necessariamente rientrare nella definizione agevolata può far sospendere un processo. In primo luogo, i contribuenti devono presentare domanda anche ai giudici. A quel punto, se la richiesta viene accettata, il processo viene sospeso in modo provvisorio fino alla data del 10 Luglio 2023E viene riaperto nel caso in cui il cittadino non abbia adempiuto entro quella data, agli obblighi di saldo previsti dalla rottamazione quater. La stessa Agenzia delle Entrate è tenuta a comunicare la data del 31 Luglio 2023, il rifiuto della domanda. 

A quel punto, il cittadino ha tempo 60 giorni per impugnare la decisione. 

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