Via dallo stato di famiglia per ottenere più Bonus: i limiti della legalità

Chi pensa di uscire dallo stato di famiglia per richiedere più Bonus deve tener conto dei limiti da rispettare per non far scattare i controlli del Fisco.

L’erogazione delle agevolazioni economiche è legata ai requisiti reddituali del nucleo familiare. Come raggirare questo ostacolo (legalmente)?

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Lo Stato cerca di aiutare le persone in difficoltà economica concedendo loro la richiesta di Bonus e agevolazioni. Per poter accedere alle misure occorrerà presentare una domanda correlata di una fitta documentazione attestante la soddisfazione di requisiti di varia natura. Reddituali in primis ma anche anagrafici o residenziali. Tutto dipende dalla tipologia del Bonus che si intende richiedere. Con riferimento alle condizioni reddituali – le più importanti – occorre considerare che nella maggior parte dei casi occorrerà presentare l’ISEE o il reddito familiare e non solamente quello personale. Ciò significa che appartenere ad un nucleo familiare in cui più componenti ricevono retribuzioni o pensioni oppure percepiscono redditi è più svantaggioso.

Abbiamo parlato di nucleo familiare, composto da tutti i familiari a carico del contribuente, ma anche lo stato di famiglia ha una sua rilevante importanza. Tale documento include tutte le persone che risiedono presso uno stesso indirizzo, spesso proprio quelli a carico della persona che inoltra domanda di Bonus. Faciliterà, dunque, i controlli effettuati dal Fisco.

Stato di famiglia e bonus, come uscirne legalmente

Modificando lo stato di famiglia cambia anche l’ISEE. Nello specifico, meno componenti con reddito ci saranno più basso risulterà il valore dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. E un ISEE più basso significa poter accedere ad un numero maggiore di Bonus. Nel momento in cui, ad esempio, il figlio va a vivere da solo pagherà meno tasse ma i vantaggi saranno tangibili anche per i genitori.

La Legge stabilisce che per uscire dallo stato di famiglia occorre cambiare residenza dando vita ad un nucleo familiare a sé stante. L’unico caso in cui è consentito rimanere presso lo stesso indirizzo della famiglia di origine e uscire dallo stato di famiglia riguarda lo sdoppiamento dell’unità immobiliare. Significa creare due diversi appartamenti in uno. Occorrerà inizialmente capire se la divisione è possibile dal punto di vista strutturale e impiantistico facendo attenzione alla pendenza delle tubazioni, all’eventuale presenza di canne fumarie e alle prescrizioni igienico-sanitarie. Una volta accertata la possibilità non ci sarà bisogno di chiedere permessi a condizione che i cambiamenti non incidano sulla volumetria complessiva dell’edificio e che la destinazione d’uso rimanga la stessa. Occorrerà, però, consegnare la CILA (o la SCILA) al Comune.

Attenzione alle verifiche dell’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate potrebbe ritenere inopportuna l’uscita dallo stato di famiglia solamente per accedere a maggiori agevolazioni. Nello specifico la Legge stabilisce che creare un nucleo a sé per abbassare l’ISEE prevede l’applicazione della pena prevista dall’articolo 316-ter del Codice Penale in materia di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Ciò significa rischiare la reclusione da 6 mesi a tre anni.

Per importi erogati inferiori a 4 mila euro la pena sarà una sanzione compresa tra 5.164 e 25.822 euro (massimo tre volte il contributo percepito illegittimamente). In alternativa, per regolare la posizione il contribuente potrebbe restituire volontariamente le somme ottenute (più interessi e sanzioni) con un’uscita dallo stato di famiglia non lecita. Il modo per mettersi in regola è il ravvedimento operoso. 

Attenzione, dunque, a come si agisce. Per abbassare l’ISEE esistono dei modi legali – clicca qui.

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