Visite mediche, assentarsi dal lavoro senza perdere la retribuzione? Ecco in quali casi

Visite mediche, ecco tutti i casi in cui è possibile assentarsi dal lavoro, senza rinunciare al proprio stipendio. Cosa prevede la normativa vigente. 

Tutti i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato hanno diritto a godere di due differenti permessi retribuiti. Entrambi vengono indicati in busta come ROL, Riduzione Orario di Lavoro, ed ex festività

visita medica
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Alcuni permessi vengono riconosciuti ai lavoratori per necessità particolari. È il caso ad esempio di chi deve assentarsi dal lavoro per sostenere un esame universitario. La legge prevede infatti che il lavoratore abbia il diritto a potersi assentare per alcuni motivi personali, da documentare e giustificare, senza che questo comporti la decurtazione dello stipendio.

La legge prevede anche i permessi non retribuiti. In questo caso, il dipendente può assentarsi dal luogo di lavoro senza ripercussioni, ma non avrà diritto a percepire una retribuzione per i giorni di assenza. Una lavoratrice madre, per fare un esempio, può assentarsi e richiedere un permesso non retribuito se il figlio cade in malattia. I lavoratori interessati a conoscere meglio i loro diritti su questo tema, possono consultare sia le normative vigenti che i contratti collettivi nazionali di lavoro. I permessi retribuiti sono previsti per tutte le categorie di lavoro, e non esistono eccezioni in merito. 

Visite mediche, come funzionano i permessi per malattia

I contratti di lavoro prevedono poi delle specifiche concessioni per quanto riguarda i casi di malattia. I lavoratori dipendenti hanno il diritto a richiedere permessi per controlli e visite mediche, senza perdere la retribuzione di questi giorni. 

Naturalmente in questi casi, l’ente pubblico o il datore di lavoro privato, ha la possibilità di poter effettuare degli accertamenti atti a verificare il reale stato di malattia del dipendente. Nel momento in cui decide di mettersi in malattia, il lavoratore è tenuto a contattare prontamente il proprio medico di fiducia.

A lui spetta il compito di redigere il certificato medico e inviarlo agli enti preposti. Tutte le informazioni relative alle ore o i giorni di permessi presi per malattia, dovranno poi essere obbligatoriamente indicate nel calendario presenza in busta paga e nel Libro Unico del Lavoro. In quest’ultimo, sarà necessario anche riportare il valore economico dei singoli permessi. E questo, va indicato anche per i permessi non retribuiti. 

Visite mediche, i diritti previsti per lavoratrici gestanti

Lo stato riserva inoltre un trattamento speciale alle lavoratrici gestanti. A questa categoria viene concesso di godere di permessi speciali per condurre visite prenatali. Anche in questo caso però, deve essere la lavoratrice a presentare apposita domanda al suo datore di lavoro.

Nel documento andranno specificati i giorni dell’assenza, e l’attestazione con data e ora della visita, del medico al quale ci si è rivolti. Anche i lavoratori disabili possono richiedere i permessi per malattia avendo diritti a più ore e giorni di cui disporre rispetto ad altre categorie professionali. Al lavoratore disabile, lo stato concede la possibilità di assentarsi per un massimo di due ore al giorno, o per un massimo di 3 giorni interi al mese, che possono risultare anche continuativi. Le assenze in questo caso verranno retribuite. Il costo va totalmente a carico dell’Inps.

Il datore di lavoro privato dovrà però anticipare questa cifra in busta paga. E successivamente, la cifra gli verrà scontata dai contributi da versare all’Inps con il modello F24. Questi permessi vengono concessi alle stesse condizioni anche a familiari e caregivers che assistono il disabile. La legge prevede in questo caso che i permessi siano concessi ai familiari entro il secondo grado di parentela. Vale anche qui il limite massimo di assenza per tre giorni, che possono anche essere continuativi. 

Sono previsti dei permessi specifici per i genitori del disabile

Per i genitori del disabile, vengono poi previste delle apposite estensioni per questi permessi. Fino al terzo anno di età del figlio disabile a carico, questi possono richiedere un prolungamento del congedo parentale. Possono ottenerlo fino ad un massimo di tre anni, entro il 12esimo anno di età del figlio. Anche in questo caso il limite è fissato a tre giorni mensili, o 2 ore al giornale per i permessi più brevi. 

Per i figli disabili a carico di età superiore ai 12 anni, i genitori possono chiedere dei permessi, soltanto nel limite dei tre giorni mensili.

Non tutti poi lo sanno, ma la legge prevede anche dei permessi retribuiti per tutti quei lavoratori che sono donatori abituali di sangue. L’Inps in questo prevede per loro un’indennità specifica. Anche questa deve essere anticipata dal datore di lavoro in busta paga, per essere in seguito rimborsati sull’F24. 

Congedo non retribuito per gravi motivi, come funziona

Infine, il lavoratore dipendente può anche richiedere un congedo non retribuito per gravi situazioni personali e familiari. Una possibilità non di poco conto, che consente di assentarsi anche per periodi lunghi, senza il rischio di perdere il proprio posto di lavoro. Questa tipologia di congedo non retribuito, può avere una durata massima di 2 anni. È importante precisare che i congedi non retribuiti, non vengono in alcun modo considerati per la maturazione dei giorni di ferie, delle mensilità aggiuntive, e nel calcolo del TFR e anzianità di servizio. 

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