Quoziente familiare, che cos’è e come funziona: inizia a fare due conti

Il governo Meloni sta riflettendo sulla possibilità di introdurre il quoziente familiare per il calcolo del reddito delle famiglie. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e quali vantaggi potrebbe offrire alla popolazione. 

Il quoziente familiare è un indicatore economico che si ottiene dalla divisione del reddito complessivo dichiarato da un nucleo familiare. Si differenzia dall’Isee in quanto ai fini del calcolo si tiene conto esclusivamente del reddito familiare complessivo. E viene invece lasciata da parte tutta la composizione del restante patrimonio del contribuente. 

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Si tratta di un indicatore che potrebbe diventare importantissimo nei prossimi anni. 

In queste settimane, si è tornati a parlare del quoziente familiare in quanto viene prevista la sua introduzione in una prima bozza redatta dal governo meloni, e contenuta nel decreto Legge Aiuti Quater. 

L’idea del governo è infatti quella di sostituirlo all’Isee come requisito per accedere ai bonus e alle varie agevolazioni previste per i nuclei familiari in difficoltà. In quest’ottica, quantomeno nelle intenzioni, il quoziente familiare dovrebbe essere in grado di fornire dei parametri più precisi per l’accesso. L’obiettivo è includere anche persone che attualmente restano fuori dalle misure di sostegno, nonostante la loro difficile condizione economica. 

A volte infatti, basta semplicemente possedere una casa di proprietà per non essere più considerati indigenti da parte dello stato. Quando, nella maggior parte dei casi quella condizione sussiste davvero per l’individuo. Questo indicatore vuole offrire un calcolo più preciso del reddito, per evitare questi problemi. 

Quoziente familiare, il calcolo avverrà sul reddito complessivo dichiarato dalle famiglie

Gli esperti sostengono che il primo impatto che avrà questo indicatore, sarà immediatamente visibile sull’Irpef. Laddove infatti questo indicatore viene applicato, a parità di reddito dichiarato, rispetto all’Isee, ci sarà un maggiore vantaggio per i nuclei familiari più numerosi. Anche perché, una delle variazioni più significative rispetto all’Isee, è che l’aliquota verrà calcolata sull’intero reddito della famiglia. E non verranno dunque applicate quote diverse per ogni reddito dichiarato dai coniugi. 

E dunque non più sul reddito personale dei componenti singoli del nucleo familiare. Al momento infatti, per fare un esempio pratico, se due coniugi hanno lavori diversi, e dunque guadagno cifre diverse, l’aliquota Irpef prevede due diverse tassazioni. Una situazione che spesso mette in difficoltà le famiglie, perché l’importo da corrispondere diventa più alto che se calcolato sul reddito complessivo. 

In Italia, è molto “antica” l’idea di introdurre il quoziente familiare al posto dell’Isee. Si tratta di una proposta infatti, che era già stata avanzata a inizio anni duemila. Anche se una sua prima introduzione sul territorio è arrivata solo nel 2009. In quell’anno infatti, il comune di Parma ha deciso per la prima volta di utilizzare questo indicatore economico. Un esperimento per capire se questo strumento riusciva davvero nell’intento di agevolare l’accesso di molte famiglie alle misure di sostegno previste. 

Quoziente familiare, secondo alcuni esperti potrebbe creare conseguenze negative inaspettate 

Non tutti però sono concordi sul fatto che ci troviamo di fronte ad un indicatore che sia davvero in grado di aiutare il governo a ridurre le differenza sociali e aumentare l’equità di accesso alle misure di sostegno. Alcuni economisti sostengono ad esempio che, pur nella sua ostica complessità, l’Isee ,tenendo conto del patrimonio, aiuta in realtà a migliorare il criterio di accesso alle misure di sostegno. 

Un indicatore che non tiene conto del patrimonio del contribuente, potrebbe finire per creare conseguenze inaspettate. Ad esempio scoraggerebbe il coniuge che guadagna di meno, in alcuni casi, a continuare a lavorare. E questo perché, applicando l’aliquota al reddito complessivo, potrebbe convenire per pagare di meno averne uno solo. A differenza di adesso, in cui il problema non si pone, proprio perché vengono applicate aliquote distinte per ogni reddito dichiarato.  

E in un mondo che ancora non ha assolutamente conseguito la parità di genere in ambito lavorativo questo creerebbe disuguaglianze inaspettate. In Italia, statisticamente, sono sempre le donne quelle che guadagnano meno nel nucleo familiare. E potrebbero dunque grazie al quoziente familiare essere così disincentivate a lavorare. 

Quoziente familiare, alcuni esempi pratici di come potrebbe cambiare il calcolo

Vediamo adesso quali dati servono affinché sia possibile effettuare un calcolo del reddito con questo indicatore economico. Il quoziente familiare può essere calcolato dividendo il reddito di un contribuente da quello del coniuge, o dei figli, per un numero “x” che viene determinato in base al numero complessivo del nucleo familiare. Esiste un’apposita tabella che si può consultare a riguardo. 

Nell’articolo 7 vengono anche forniti alcuni elementi indicativi per capire in che modo si determinerà il valore del coefficiente da utilizzare. 

  • Per genitori single e  vedovi, con un figlio fiscalmente a carico viene previsto un coefficiente pari a 1
  • Per genitori single con figlio a carico viene previsto un coefficiente aggiuntivo di 0,5. Dunque 1.5
  • Un coefficiente di 2 viene invece previsto per le coppie senza figli. A questo va poi aggiunto un coefficiente di 0,5 per il primo figlio a carico. Fino a due figli a carico, il coefficiente in questo caso sarà pari a 3. Dal terzo in poi il coefficiente diventa 4. . Vengono in ultimo previste delle specifiche maggiorazioni nel caso in cui vi sia un figlio disabile all’interno del nucleo familiare.

Qualche esempio pratico

Facciamo adesso qualche esempio pratico di come potrebbe funzionare il calcolo del reddito con il quoziente familiare, in caso di introduzione. Prendiamo il caso di un nucleo familiare con due figli a carico. Se facciamo riferimento a quanto esposto in precedenza, il coefficiente da applicare sarà 3. Ogni coniuge ha un coefficiente di 1, mentre dobbiamo considerare 0,5 per ogni figlio a carico.

E dunque:

Padre (1), Madre (1), primo figlio minore a carico (05) e secondo figlio minore a carico (0,5)

1+1+0,5+0,5 = 3

E se ad esempio una famiglia dichiara un reddito complessivo di 3.000 mila euro, questo andrà dunque diviso per 3, il coefficiente che abbiamo ottenuto dal nostro calcolo. E dunque l’aliquota sarà pari a 3000 euro diviso per 3, e 1000 euro sarà la somma da corrispondere al fisco italiano. 

Facciamo adesso un altro esempio. Prendiamo il caso di un nucleo familiare che dichiara un reddito complessivo di 60mila euro su base annua, e che ha tre figli a carico e in cui lavora soltanto uno dei coniugi. Avere un familiare a carico, significa partire da un coefficiente di 2,5, a cui va aggiunto 1,5 ( 05, per ogni figlio a carico). 

2.5 + 0.5 + 0.5 + 0.5 = 4

Il coefficiente ottenuto è 4, che va a questo punto sommato al reddito complessivo dichiarato dal nucleo familiare.  

60.000 : 4 = 15mila euro

15 mila sarà dunque in questo caso la somma da corrispondere al fisco applicando i criteri previsti dal quoziente familiare. 

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