Aspettando il 2024, per l’anno in corso la Legge di Bilancio è stata chiara. Ecco come si andrà in pensione (e chi beneficerà dei vecchi sistemi).
L’assenza di una vera e propria riforma del sistema pensione potrebbe far pensare a un dedalo inestricabile per determinare se, nel 2023, vi sia o meno la possibilità di uscire dal mondo del lavoro con alcuni particolari requisiti.
E in effetti, nonostante il quadro pensionistico non sia mai di facile definizione, alcuni strumenti sono stati confermati. Altri introdotti. Il tutto senza aver inquadrato chiaramente quale sarà la direzione del sistema nella sua interezza. Per questo occorrerà altro tempo, perlomeno un altro anno. O comunque qualche mese di Governo, utili a capire quali saranno le risorse “buone” per consegnare ai cittadini un meccanismo equo per tutte le casistiche. Al momento si avanza tramite una sorta di grande gioco, nel quale gli step di avanzamento sono costituiti dai requisiti variabili a seconda della propria situazione lavorativa. E naturalmente contributiva. La mappa per venirne fuori però esiste. Basta semplicemente capire quali sono e in quali casi si applicano.
Va comunque precisato che, pur a fronte di nuove misure ponte introdotte per il 2023, alcuni contribuenti potranno usufruire dei vecchi sistemi pensione. A patto che i requisiti siano stati maturati entro una certa data limite. Ad esempio, alcuni pensionandi potranno ricorrere al meccanismo di Quota 102 e addirittura di Quota 100, a condizione che i rispettivi requisiti (62 anni e 38 di contributi per la misura del Governo gialloblu, 64 e 38 per Quota 102) siano stati raggiunti il 31 dicembre 2022 e il 31 dicembre 2021. Una concessione regolata dagli stessi provvedimenti che hanno introdotto i due sistemi.
In pensione nel 2023: la road map per chi uscirà dal lavoro
Al netto delle proroghe, la vera novità della Legge di Bilancio è la cosiddetta Quota 103. Un meccanismo ponte per l’anno in corso, introdotto proprio con la 197/2022 e utile per i lavoratori iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria. Il bacino di utenza raggruppa i nati entro il 31 dicembre 1961, i quali abbiano maturato almeno 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023. La principale differenza rispetto alle combinazioni precedenti (Quota 100 e 102) è nel tetto alla misura introdotto sul trattamento pensionistico erogabile. Si tratta, nello specifico, di una somma pari a cinque volte il trattamento minimo, ossia 2.818 euro lordi mensili circa, sino al raggiungimento dell’età valida per la pensione ordinaria (67 anni). Per poter usufruire del trattamento, è necessario che i requisiti anagrafici (62 anni) e contributivi siano raggiunti entro il 31 dicembre 2023.
Per i dipendenti del settore privato, resta comunque attiva la finestra dei tre mesi, mentre per quello pubblico salgono a sei. I lavoratori del comparto scolastico che raggiungeranno i requisiti entro la fine dell’anno, i termini per la presentazione delle domande di cessazione dal servizio riapriranno fino al 28 febbraio 2023. La pensione decorrerà dall’1 settembre 2023. In buona sostanza, per il pensionamento in forma anticipata non sussistono grosse novità: i 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e i 41 anni e 10 mesi per le donne restano i parametri di riferimento. La pensione di vecchiaia resta fissata al compimento dei 67 anni con almeno 20 di contribuzione.
Opzione Donna
Confermate, anche se a diverso titolo, sia l’Ape Sociale per categorie deboli e lavori usuranti, che Opzione Donna. Quest’ultima rinnovata per un ulteriore anno ma depotenziata nei suoi effetti, visto che saranno unicamente tre i profili delle lavoratrici a cui sarà riservata, ossia:
- caregivers;
- in possesso di invalidità civile perlomeno del 74%;
- licenziate o dipendenti di aziende in gestione di crisi aziendale.
Restano validi i requisiti anagrafici e contributivi, rispettivamente 60 e 35 anni. Previsto sconto di un anno sull’anagrafica in presenza di figli, entro un massimo di due anni. Il requisito dell’età, inoltre, scende a 58 anni per le lavoratrici rientranti nella terza categoria.
Ape Sociale
La 197/2022 provvede anche al prolungamento, decisamente più sereno nel suo iter burocratico, dell’Ape Sociale. La misura di pensione anticipata farà riferimento a quattro categorie:
- disoccupati con indennità esaurita;
- invalidi civili perlomeno al 74%;
- caregivers;
- lavoratori in attività “difficoltose e rischiose”.
Per quanto riguarda i requisiti, restano l’anagrafica di 63 anni e almeno 30 di contributi versati, 36 per i lavoratori dell’ultima categoria. Per gli operai del settore edile e ceramisti, il requisito scende a 32 anni. Sempre in attesa della riforma…