Reddito di Cittadinanza, il nuovo piano: “Come la Naspi”

La proposta arriva dalla Lega: ripensare il Reddito di Cittadinanza in modo da farlo somigliare all’indennità di disoccupazione.

Se mai vi fosse, in un tempo di crisi come quello che stiamo vivendo, una paura più forte di un’altra, sarebbe quella di veder adottata una soluzione di contrasto strettamente legata ai nostri soldi.

Prelievo forzato
Foto: Canva

In sostanza, quella di vedere intaccata in modo diretto la propria riserva di denaro. O, in altre parole, di subire un prelievo forzato direttamente dal proprio conto corrente. Un’ipotesi riemersa più volte negli ultimi anni, addirittura indicata come un potenziale rimedio alla crisi di risorse economiche portata dalla pandemia. Scenario inquietante e, fin qui, fortunatamente non adoperato, perlomeno non nella forma peggiore. Il nome corretto sarebbe patrimoniale e, a voler essere precisi, qualcosa di simile già avverrebbe sui conti correnti degli italiani, sui quali grava l’imposta di bollo in caso di giacenze superiori a 5 mila euro. L’ultima vera patrimoniale, tuttavia, è ormai roba di trent’anni fa, quando fu adottata come provvedimento drastico dall’allora Governo Amato.

Era il 1992, in piena estate. E l’obiettivo era salvare la Lira, a rischio affossamento, adottando un prelievo forzoso sotto forma di imposta straordinaria sui conti bancari e postali. Un atto rimasto nella storia, sia perché accompagnato a una manovra da ben 93 miliardi di lire, sia per le circostanze della messa a punto, quelle sì arrivate nottetempo (nello specifico alla mezzanotte dell’11 luglio). Un’estate da dimenticare e che, almeno finora, appartiene alla sfera dei momenti da non ripetere. Eppure, secondo i più scettici, i vecchi fantasmi sarebbero tutt’altro che svaniti. E visto che stavolta di mezzo non c’è una valuta nazionale, il ragionamento riguarderebbe l’Eurozona.

Conti correnti al sicuro ma c’è il piano per gli occupabili: cosa c’entra il Reddito di Cittadinanza

Mai come ora tale prospettiva appare quanto mai lontana. Specie all’indomani di elezioni che hanno elargito una tale fiducia nel Governo. Lontanissime strategie stile 6 per mille e, in effetti, negli ultimi mesi non è mai nemmeno emersa l’ipotesi di ricorrere ai conti correnti dei risparmiatori per tamponare l’emergenza. Piuttosto, il timore che qualcosa di simile alla patrimoniale possa verificarsi riguarda una normativa europea che, in caso di recessione, consentirebbe l’introduzione di misure d’urgenza. Pratica già adottata in altri Paesi sembra ma anche questa è roba vecchia di qualche anno. Ora le situazioni sono mutate e i problemi riguardano, in misura più o meno speculare, tutti i Paesi europei. Ognuno dei quali ha dovuto affrontare pandemia e strascichi successivi. In pratica, a meno di cataclismi, niente porta a ritenere questa strada come praticabile per contrastare la crisi.

Il caso RdC

Piuttosto, il nuovo esecutivo lavora su altri fronti. In attesa di capire dalla Manovra quante risorse saranno realmente a disposizione per adottare le varie misure richieste contro il caro bollette, il periodo degli accesi round con l’inflazione potrebbe chiamare in causa alcune misure esistenti. Del Reddito di Cittadinanza se ne è parlato in abbondanza ma resta un argomento di attualità. In ballo, infatti, c’è uno strumento nato per dare sostegno alla popolazione e la cui cancellazione sarebbe vista da una parte dell’opinione pubblica come un taglio alla spesa per il supporto sociale a chi è in difficoltà. In realtà, alcune risorse potrebbero arrivare proprio da qui. O meglio, una ridistribuzione delle stesse attraverso l’impiego dei 660 mila occupabili.

Il piano è di marca Lega e andrebbe a prevedere un ulteriore giro di vite nei confronti di chi percepisce il RdC. Per costoro, non saranno concesse possibilità di rifiutare un’eventuale offerte di lavoro. Al primo “no”, infatti, sarebbe revocata la concessione della misura di sostegno e, di conseguenza, le risorse impiegate mensilmente sarebbero destinate altrove. Un altro ragionamento riguarda la longevità del sostegno. Il quale, secondo chi propone le modifiche, non può essere a vita ma dovrebbe funzionare più o meno come la Naspi. In sostanza, se alla scadenza dell’agevolazione il beneficiario non avesse ancora trovato lavoro, il RdC sarebbe rinnovato ma con una decurtazione del 25%. Sullo stile di quanto avviene con l’indennità di disoccupazione.

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