Pensione, rischio beffa (di nuovo): i conti non tornano più

Le misure di pensione anticipata, Opzione Donna e Ape Sociale, termineranno il 31 dicembre. Mantenerle richiederebbe un nuovo sforzo economico.

 

Momento difficile per i pensionati. Anche se in piena rivalutazione degli assegni. All’orizzonte, infatti, si profila un futuro complicato, specie per chi in pensione dovrà andarci nei prossimi mesi.

Pensione anticipata stop
Foto © AdobeStock

Buona parte del futuro si deciderà in un paio di mesi. Il tempo necessario affinché entri a regime il nuovo Governo e si decida come procedere (entro dicembre) con le misure attualmente in vigore. In ballo non c’è solo il futuro di Quota 102, misura tampone sostitutiva di Quota 100 per il 2022, ma anche gli altri provvedimenti che permettono il pensionamento anticipato. Visti i tempi più che stretti, ecco che l’unica soluzione plausibile per portare avanti le misure in vigore appare la proroga. Anche questo un passaggio più complesso di quanto non sembri, se non altro per una questione di risorse. Senza dimenticare che l’attesa non è tanto per capire la reale elasticità delle misure provvisorie, quanto per sapere quale sarà il prossimo passo nel quadro previdenziale.

All’orizzonte c’è il nuovo scalone, che assume i contorni della Legge Fornero. Pronta a essere di nuovo protagonista a partire dall’1 gennaio 2023, nonostante si sia cercato di predisporre un nuovo sistema pensione prima che si concretizzasse tale prospettiva. Di mezzo ci si è messa la crisi di Governo ma anche prima del tramonto dell’era Draghi i sentori erano tutt’altro che positivi. Tenendo ben presente che, a gennaio, il bilancio non farà sconti: ci sarà da ridefinire gli assegni in base al tasso di inflazione e far quadrare il tutto con i conti pubblici. Poco tempo e tanti passaggi. Con la possibilità concreta che, a partire da gennaio, i principali canali di pensione anticipata finiranno per essere chiusi.

Pensione anticipata, due misure rischiano di saltare: cosa potrebbe succedere

Quota 102 sembra ormai destinata alla chiusura, come in realtà preventivato già al momento della sua introduzione. Destinata al “pensionamento”, però, sembrano essere anche Opzione Donna e Ape Sociale, entrambe già in proroga per il 2022. Considerando la rivalutazione obbligata dei trattamenti che porterà la spesa complessiva quasi al + 8% rispetto all’anno in corso, la dilazione delle tempistiche di pensione appare una soluzione quasi obbligata. A discapito, però, di coloro che, proprio tramite i canali in questione, avrebbero potuto effettuare il fatidico scatto nei mesi a venire. Con Quota 102 finirà la possibilità di pensionamento a 64 anni di età e con 38 di contributi. Senza grossi patemi per i lavoratori, visto che a fine anno difficilmente si supereranno le 10 mila uscite (a fronte delle quasi 17 mila previste). Segno evidente di un mancato successo fra i pensionandi.

Se allo stop di Quota 102 si aggiungesse però quello di Ape Sociale e Opzione Donna, l’aumento della soglia di pensionamento scatterebbe in automatico a 67 anni. Eventualità che preoccupa non poco i sindacati, convinti che una chiusura simultanea di tutti gli strumenti in vigore significherebbe trovarsi di fronte a uno scalone quasi invalicabile per molti potenziali pensionati. Specie per quelli che, con un’eventuale proroga ulteriore perlomeno dell’Ape Sociale, potrebbero andare in pensione ben prima dei 67 anni. Secondo le principali sigle sindacali, l’unica alternativa sarebbe l’introduzione di Quota 41, misura peraltro più volte promossa da una parte del Centrodestra (Lega). Tutt’al più, una garanzia di uscita a 62 anni per tutte le categorie di lavoratori, soluzione che appare più complicata.

Incognita bilancio

Il problema, però, sono sempre i numeri. O meglio, i conti. Se già la spesa pensionistica è destinata all’aumento fino a quasi 24 miliardi, mantenere Opzione Donna e Ape introducendo al contempo Quota 41 significherebbe chiedere ai conti pubblici almeno altri 4 miliardi, secondo le stime Inps. Cifra che i sindacati hanno rivisto a massimo 1,4 miliardi. Il tempo però è poco. E difficilmente si riuscirà a convincere tutte le parti in causa entro fine anno. Anche perché bisognerà prima vedere quale sarà la squadra di Governo e quanto tempo occorrerà per mettere insieme tutte le tessere del puzzle in vista della Manovra. Intanto la capacità di spesa degli italiani cala.

Gestione cookie