Caro bollette, ultimatum dei cittadini: “Soluzioni o non paghiamo”

I roghi simbolici di bollette sono stati fin qui simbolici ma ora scatta l’ultimatum. Proteste del movimento “Io non pago” in tutto il Paese.

 

Più di diecimila adesioni e siamo solo agli inizi. L’ondata di dissenso contro il caro bollette inizia a tradursi in iniziative concrete. Nello specifico, nel movimento di protesta “Io non pago”.

Protesta bollette
Foto © AdobeStock

Da hashtag su Twitter a movimento attivo, con un nome decisamente eloquente. Una manifestazione di dissenso verso il carovita, nata sull’esempio dei “Don’t pay” che hanno popolato negli ultimi mesi il Regno Unito e che, finora, in Italia aveva trovato sfogo soprattutto sui social network. Gli organizzatori, tuttavia, hanno già fatto sapere di voler puntare al milione di adesioni non oltre il 30 novembre. Una data che per chi protesta è già un simbolo: se il nuovo Governo non avrà disposto misure urgenti, saranno gli utenti stessi a ridurre le bollette. O addirittura a distruggerle. Una protesta pacifica ma che mira decisamente in alto, ossia a stimolare l’attenzione delle forze politiche affinché comprendano appieno l’emergenza prezzi. Un tema al centro della campagna elettorale ma che, al momento, non ha trovato reali vie di fuga.

Ci vorrà del tempo. Il nuovo governo non si insedierà prima di metà mese e, fino a quel che momento, ragionare sulle varie misure non può andare più in là della formulazione di qualche ipotesi. L’esame vero sarà quello dei conti, con la prossima Manovra che dirà realmente quali risorse entreranno in gioco per ammortizzare i costi delle utenze e, soprattutto, dove verranno reperiti. Fino a quel che momento, in prima linea resteranno i cittadini. E saranno loro a dover far fronte ai numeri concreti, quando questi si paleseranno in bolletta. Ma visto che è ormai da tempo che la parola “rincari” risuona nel dibattito pubblico senza soluzioni realmente risolutive, c’è anche chi comincia a perdere la pazienza.

“Io non pago”, il movimento contro il caro bollette. L’altolà: “Le paghino i signori della guerra”

Il movimento è ormai diffuso a livello nazionale. Anzi, alcuni “falò” di bollette si sono già verificati, anche se solo in forma simbolica. E quei gruppi nati con poche centinaia di iscritti sono diventati un movimento unitario che accoglie migliaia di persone. Tutte accomunate dalla pressione dei costi delle utenze, troppo elevati per poter essere sostenuti senza colpo ferire. Senza contare che le tasche dei contribuenti sono ormai logorate, sia dalla pandemia che dagli effetti della guerra in Ucraina. Tema, questo, finito all’indice di chi protesta. Ossia della stragrande maggioranza della popolazione, ormai esasperata dalle restrizioni dovute alle manie di conquista o alle strategie geopolitiche. Un portavoce del movimento ha spiegato all’AdnKronos che le conseguenze della guerra non possono essere scontate dai cittadini: “Sia pagata dai ‘signori’ della guerra che ci hanno portato, con questa escalation, nella situazione in cui il governo, invece di mettere in sicurezza le famiglie, ha pensato ad aumentare le spese militari”.

Ma i manifestanti ne hanno per tutti: dalle banche ai “i mercati che stanno facendo speculazione”, per finire alle compagnie che lavorano nel fossile, ree di non aver favorito la transizione energetica. Napoli si è fatta portavoce della protesta che, come detto, accomuna ormai praticamente l’intera penisola, da Roma a Bologna fino alle città del Nord. Del resto, la crisi energetica è un denominatore comune a tutti coloro che non possiedono risorse lavorative ed economiche sufficienti a cavalcare l’onda. Per una crisi che, come ricordano gli organizzatori, nasce ben prima della guerra. Se il lockdown e la pandemia in generale, però, erano viste come causa di forza maggiore, le conseguenze della guerra mollate sulle spalle dei contribuenti non saranno accettate.

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