Wurstel e listeria, è ancora allarme: 30enne in terapia intensiva

Inizialmente ricoverato in reparto a Perugia, ora il giovane è in terapia intensiva. Aveva lamentato sintomatologie dopo aver mangiato wurstel.

 

Era stato ricoverato presso l’ospedale di Santa Maria della Misericordia, a Perugia, un trentunenne che, dopo aver mangiato un wurstel, era stato infettato dal batterio della listeriosi.

Wurstel listeria
Foto © AdobeStock

Nelle ultime ore, però, le condizioni del giovane sarebbero peggiorate, tanto da rendere necessario il trasferimento in terapia intensiva. Inizialmente, il paziente si era recato nell’ospedale di Città di Castello, lamentando difficoltà di movimento alle gambe e altre problematiche che, dopo i primi accertamenti, i medici avevano iniziato ad attribuire a probabile infezione da listeria. Era stato così disposto il trasferimento immediato a Perugia, dove il trentenne è stato poi ricoverato. Un caso che, a quanto pare, si legherebbe all’emergenza lanciata dal Ministero della Salute, relativa all’aumento dei casi clinici di listeriosi alimentare. Casi che erano stati ricondotti a una contaminazione alimentare.

Non si ferma, dunque, il monitoraggio sui casi di listeriosi legata ai wurstel. Con un bilancio che, al momento, parla di sei vittime e decine di ricoveri ascrivibili all’infezione dal batterio Lysteria monocytogenes. In una nota diffusa proprio dal Ministero, si parlava proprio di “listeriosi alimentare”, con diversi casi registrati in numerose Regioni italiane. Era stato inoltre disposto il ritiro di alcuni lotti di wurstel, in particolare i lotti con bollo Ce It 04 M, con data di scadenza fino al 5 dicembre 2022 (compreso). La decisione era stata assunta in via precauzionale, a seguito dell’aumento dei casi riconducibili in modo presunto a tali prodotti.

Wurstel e listeria, l’allerta del Ministero della Salute: cosa sta succedendo

Persino l’azienda produttrice aveva avviato un’immediata procedura di richiamo a scopo precauzionale. Una decisione inevitabile, anche se solo preventiva, in quanto “l’erronea conservazione del prodotto e il mancato rispetto delle indicazioni di cottura riportate in etichetta potrebbero rendere l’alimento non idoneo al consumo sotto l’aspetto microbiologico”. Il caso del trentenne di Città di Castello si è aggiunto a una serie di infezioni sospette. Le quali, vista la frequenza, hanno messo in allerta le autorità sanitarie di varie Regioni del nostro Paese. Anche perché, come ricordato dagli esperti, il batterio in questione potrebbe provocare malattie piuttosto serie (soprattutto infezioni del sistema nervoso centrale), anche se con un’incidenza di casi minore rispetto ad altre forme di infezione batteriologica come la salmonella o l’escherichia coli.

L’azienda produttrice dei lotti ritirati aveva sottolineato come il caldo straordinario dell’estate appena trascorsa avesse potenzialmente inciso sulla conservazione. E, nondimeno, sul fatto che una volta acquistati, tali prodotti potessero “essere stati trasportati, conservati impropriamente e poi consumati non seguendo le indicazioni riportate in etichetta“. Per il momento, i richiami hanno riguardato esclusivamente un prodotto. Rimasto in commercio dopo l’estate e identificabile con i suddetti parametri (bollo CE IT 04 M e scadenza fino al 5/12/2022 incluso). La stessa azienda aveva però sottolineato come tutte le analisi effettuate abbiano dato esito microbiologico “conforme con le indicazioni normative vigenti”.

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