Troppe bollette, chiudono i supermercati: “non sappiamo più dove fare la spesa”

Nella frazione di San Giorgio (Cesena), chiude l’unico supermercato disponibile. Un dramma per una popolazione perlopiù anziana.

Un solo supermercato e persino chiuso. Una vicenda che descrive in modo piuttosto eloquente il momento storico. Il tema rincari colpisce duro, in alcuni casi anche durissimo.

Supermercato chiuso
Foto © AdobeStock

Basti pensare a quanto sta accadendo nella frazione cesenate di San Giorgio, dove l’unico supermarket presente è stato costretto a chiudere i battenti a causa di uno tsunami chiamato bollette. Un danno non solo per i lavoratori ma anche per i clienti, che si sono visi privare dell’unico rivenditore di beni primari della zona. I titolari ci hanno provato a stringere la cinghia ma i 6 mila euro al mese solo per il gas, da affiancare ai costi delle altre utenze e alle spese di gestione, hanno convinto tutti che tirar giù la serranda fosse una soluzione più dignitosa. Nessun contraltare a quanto sembra: a fronte di un giro d’affari tutto sommato limitato, le spese hanno iniziato a prendere il largo, costringendo il supermercato a un passivo pressoché costante.

La decisione, presa tutt’altro che a cuor leggero, è stata subordinata al bilancio. Un quadro che, per quanto possa apparire sostanzialmente limitato nei suoi effetti, ha i contorni della drammaticità. A seguito della chiusura, infatti, i clienti di San Giorgio resteranno senza supermercato al quale rifornirsi in modo comodo senza recarsi in città, mentre le due commesse che vi lavoravano resteranno senza impiego. Con prospettive abbastanza limitate circa la possibilità di un reinserimento nel tessuto lavorativo, vista la situazione attuale, fra scarsa disponibilità di posti e spese sempre più pressanti.

Supermercato chiuso, i costi superano (troppo) i ricavi: la crisi di San Giorgio

La piccola frazione di San Giorgio conta 2 mila abitanti. Quattromila se si considerano le zone limitrofe che tendevano a rifornirsi al rivenditore in questione. Un giro di clienti tutto sommato interessante per quanto piccolo fosse il contesto. Tuttavia, l’emergenza rincari non ha risparmiato nemmeno i centri abitati più piccoli. E, nel caso specifico, a essere privata di un punto di sicuro di rifornimento sarà una popolazione perlopiù anziana, con difficoltà estreme a recarsi a Cesena o in altri centri della zona per fare una semplice spesa alimentare. Senza contare che, per quanto comoda, non tutti hanno sperimentato la procedura della consegna a domicilio o si sentono in grado di richiederla autonomamente. Anche se, persino in questo caso, non mancherebbero le difficoltà in quanto andrebbe trovato un supermercato disponibile a percorrere lunghe distanze.

Più semplice potrebbe essere la situazione per le famiglie che hanno vicini parenti automuniti o comunque disponibili a sostituirsi a loro nella spesa alimentare. Certo è che la crisi sembra cominciare a fare le sue prime vittime. E, come sempre accade in questi casi, le onde d’urto finiscono per allargarsi a dismisura. Colpendo non solo le attività in modo diretto ma anche l’indotto. Nei contesti più piccoli come in quelli più grandi. Purtroppo, anche se i rincari non sembrano essere quelli attesi, non c’è molto da star tranquilli.

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