Pensione, l’assegno aumenta posticipando l’uscita dal mondo del lavoro di 12 mesi?

L’assegno della pensione aumenta posticipando l’uscita dal mondo del lavoro di 12 mesi? Ebbene, la risposta non è scontata.

Sono in molti a chiedersi se, posticipando l’uscita dal mondo del lavoro sia possibile o meno beneficiare di una pensione con un importo più alto. Come funziona? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.

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A partire dalla spesa settimanale, passando per i regali ai nipoti, fino ad arrivare alle bollette delle utenze domestiche, sono davvero tante le spese con cui ci ritroviamo tutti i giorni a dover fare i conti. Costi che finiscono inevitabilmente per pesare sulle nostre finanze personali, rendendo per molti particolarmente difficile riuscire ad arrivare alla fine del mese.

Lo sanno bene i tanti molti anziani si ritrovano a vivere con pensioni al di sotto di 1.000 euro al mese. Importi indubbiamente molto bassi, che porta i futuri pensionati a voler sapere se vi è qualche strada da poter percorrere per riuscire a beneficiare di trattamenti più alti.

In particolare sono in molti a chiedersi se, posticipando l’uscita dal mondo del lavoro sia possibile o meno beneficiare di una pensione con un importo più alto. E in caso di risposta affermativa: come funziona? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.

Pensione, l’assegno aumenta posticipando l’uscita dal mondo del lavoro di 12 mesi? Ecco cosa c’è da sapere

Come già detto, sono in molti a chiedersi se, posticipando l’uscita dal mondo del lavoro sia possibile o meno beneficiare di una pensione con un importo più alto. E in caso di risposta affermativa: come funziona? Ebbene, a tal proposito bisogna innanzitutto ricordare che l’importo della pensione può essere calcolato con il metodo retributivo, contributivo e misto.

Nel primo caso il calcolo viene effettuato basandosi sugli stipendi degli ultimi cinque anni di lavoro e viene applicato per i contributi maturati fino al 31 dicembre 1991. Per quanto riguarda il sistema contributivo, invece, vengono presi in considerazione i contributi effettivamente versati nel corso della propria attività lavorativa. Soffermandosi sul sistema misto, a sua volta, si presenta come una combinazione degli altri due sistemi poc’anzi citati.

Bisogna inoltre prendere in considerazione altri elementi, come ad esempio il montante contributivo. Quest’ultimo non è altro che il frutto dei contributi che il lavoratore ha accumulato nel corso degli anni trascorsi, appunto, a lavoro. Fatte queste premesse, quindi, come è facile notare il calcolo retributivo si rivela essere senz’ombra di dubbio quello più vantaggioso.

Pensione, l’assegno aumenta posticipando l’uscita dal mondo del lavoro? Occhio al metodo di calcolo

Allo stesso tempo è facile intuire come, ad oggi, siano perlopiù i lavoratori che si vedono calcolare la pensione tramite il metodo contributivo. Soffermandosi su quest’ultimo, è bene sottolineare, ad avere un ruolo importante sono i coefficienti di trasformazione.

Quest’ultimi, così come si evince dal sito dell’Inps, “sono valori che concorrono al calcolo della pensione con metodo contributivo. Grazie a questi valori il montante contributivo versato dal lavoratore durante la sua vita lavorativa viene trasformato nella pensione annua“.

Entrando nei dettagli è importante sapere che il coefficiente di trasformazione risulta differente in base all’età in cui un soggetto esce dal mondo del lavoro. Tale valore, a titolo di esempio, è pari a 4,186% per chi va in pensione a 57 anni e a 6,15% per chi, invece,  va in pensione all’età di 70 anni.

Proprio considerando l’aumento della percentuale del coefficiente di trasformazione, quindi, è facile intuire come ritardare l’uscita dal mondo del lavoro sia spesso particolarmente vantaggioso. Questo in quanto consente di ottenere un importo più alto.

Allo stesso modo non è possibile stabilire a priori di quanto aumenterà l’assegno, in quanto questo elemento differisce da un soggetto all’altro in base allo stipendio percepito. Ma non solo, al montante contributivo maturato e, ovviamente, all’età in cui si decide, se in possesso di determinati requisiti, di andare in pensione.

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