Riscaldamenti più bassi di un grado: cosa rischiano i privati cittadini

La temperatura dei riscaldamenti dovrà essere più bassa di un grado. Ecco la misura per tamponare il caro bolletta prevista dall’esecutivo.

Giungono le prime direttive per limitare il consumo di gas in Italia. Tra i suggerimenti l’abbassamento di un grado della temperatura dei termosifoni.

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La domanda sorge spontanea, i privati cittadini si ritroveranno in casa Autorità designate al controllo della temperatura dei riscaldamenti? Naturalmente la risposta è “no”. Il Ministro Cingolani fa appello al buon senso civico degli italiani per cercare di limitare il consumo del gas. Come è ben noto i problemi con riferimento ai costi delle utenze domestiche e non si sono aggravati in seguito allo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia.

Putin ha ridotto le forniture ai Paesi europei, i prezzi sono schizzati alle stelle e le previsioni denunciano un inverno al freddo con bollette dagli importi esagerati. Da qui la necessità di interventi che possano arginare le difficoltà ma i suggerimenti arrivati finora dal Ministero della Transazione Ecologica e dall’Europa sembrano solo dei palliativi poco risolutivi nel complesso. Tra questi l’abbassamento di un grado dei riscaldamenti.

Riscaldamenti più bassi, il piano del Governo

Per combattere il caro bollette e ridurre il consumo del gas, il Governo ha ideato piani strategici che prevedono modifiche delle abitudini dei cittadini. Tali cambiamenti variano in base all’area di residenza dato che l’Italia è suddivisa in sei fasce, dalla A alla F, a seconda del clima medio.

La fascia A include le zone più calde (Lampedusa, Linosa e Pantelleria) e prevede l’accensione dei riscaldamenti per un massimo di 5 ore al giorno dall’8 dicembre al 7 marzo. La zona F, quella delle aree più fredde, non prevede, invece, alcuna restrizione. Nel mezzo la fascia B con accensione dall’8 dicembre al 23 marzo per un massimo di 7 ore al giorno; la fascia C con accensione dal 22 novembre al 23 marzo per 9 ore al giorno; la fascia D con accensione dall’8 novembre al 7 aprile per 11 ore al giorno e, infine, la fascia E con accensione dal 22 ottobre al 7 aprile per un massimo di 13 ore giornaliere.

Cosa devono temere i privati cittadini

Il Ministro Cingolani ha ribadito l’inviolabilità del domicilio privato secondo quanto stabilito dalla Costituzione nell’articolo 14. Poter inviare controlli per verificare la temperatura dei riscaldamenti o quanto tempo si rimane sotto la doccia è utopia. Diverso il caso degli edifici pubblici o centralizzati. Qui potrebbero scattare controlli a campione e sanzioni per chi non si adegua alle direttive.

In primo luogo, però, deve partire una campagna di informazione e sensibilizzazione per i cittadini per responsabilizzarli sul loro ruolo in un’ottica di risparmio dei consumi e in bolletta. Poi si potrà pensare a come verificare che ognuno adempia ai propri compiti.

Sul piano delle ipotesi anche una riduzione della potenza dei contatori nelle case private attraverso smart metering (contatori intelligenti). La proposta parte dall’Unione Europea ma in Italia sembra essere di difficile attuazione. Per il Ministro Cingolani occorre inizialmente puntare sulla responsabilità dei cittadini che vivono l’emergenza in prima persona. Basterebbe che un 70% della popolazione seguisse le direttive per risparmiare 3 miliardi di metri cubi di gas. Non è molto su 70 miliardi totali ma un primo passo che tutti gli italiani potranno compiere insieme.

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