Pensioni, da gennaio c’è un aumento considerevole: chi ha ragione di gioire

A partire da gennaio, la perequazione sulle pensioni entrerà a regime. Un aiuto per una vasta fetta di contribuenti. Ma proporzionato al periodo.

 

La nuova variante del decreto Aiuti dovrà entrare a regime a breve. Oppure rischia di non entrarci per nulla. Il che non sarebbe un buon affare, considerando che i rincari arriveranno e un aiuto alle famiglie vessate dalla crisi servirà.

Pensioni aumento
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Il rischio, infatti, è di ritrovarsi per le mani un’emergenza letteralmente (e numericamente) storica. Roba, secondo gli analisti, da quasi 2 mila euro in più a famiglia sul costo delle utenze. Sempre che non intervengano misure specifiche da affiancare a quelle “tampone” della riduzione dei gradi domestici e dell’orario di accensione del riscaldamento interno. Certo, anche dei nuovi aiuti diretti non saranno che dei meri lenitivi rispetto a degli interventi necessariamente più strutturali per sostenere la crisi dell’energia e, conseguentemente, quella degli approvvigionamenti energetici. I contribuenti hanno già iniziato a fare i propri conti. Tanto per capire se l’inverno sarà davvero la proverbiale doccia gelata o sarà possibile superare l’onda senza grossi traumi.

I calcoli, almeno per il momento, non promettono nulla di buono. Anche perché, all’orizzonte, si profila un periodo di transizione, che richiederà un necessario periodo di adattamento anche al nuovo governo per riuscire a entrare a regime e garantire le misure promesse in campagna elettorale, a prescindere da quale sarà la forza politica che guiderà il Paese. E sempre che, chiaramente, tutte le promesse arrivino effettivamente a compimento. Sul tavolo sono numerosi i dossier, a cominciare dalla necessaria riforma del sistema pensioni.

Pensioni, arrivano gli aumenti: cosa cambia da gennaio (e per chi)

Un altro punto caldo quello delle pensioni, per non dire caldissimo. Qualora non si operasse un colpo di coda entro il prossimo 31 dicembre (quale una proroga di Quota 102 se proprio non si voglia parlare di riforma), a partire dal 2023 rientreranno in vigore i dettami della Legge Fornero. Quelli che si era cercato di depennare definitivamente, dapprima con un ponte di un paio d’anni con Quota 100 e, successivamente, con il compromesso di Quota 102, erede marchiato già dal principio del ruolo di traghettatore. L’andirivieni delle discussioni sul tema, così come la crisi di governo e le urgenze dovute ai rincari procurati dalla guerra in Ucraina hanno fatto slittare i termini della discussione. Rendendo praticamente certo lo scenario di una riproposizione della Legge Fornero nei suoi effetti pieni, ossia 67 anni di età e 20 di contributi per il pensionamento. Oppure ben 42 anni e dieci mesi di contribuzione.

Al momento risulta lo scenario più probabile. Anche se, per la verità, già nel mese di gennaio potrebbero profilarsi scenari interessanti legati proprio alle pensioni. Nello specifico, alla rivalutazione degli assegni in base alle previsioni inflazionistiche. Il che, per il prossimo anno, dovrebbe portare l’asticella più su per determinati redditi. Addirittura, per quelli fino a 35 mila euro, si punta a un livellamento al rialzo già a partire dal mese di ottobre, ossia quello che dovrebbe corrispondere all’inizio dei rincari in bolletta. Tutto sarà garantito dal sistema della perequazione automatica, quindi l’aggiornamento degli importi mensili in base al tasso inflazionistico. Anche a novembre dovrebbe arrivare una spintarella, pari al 2,2% del totale. Sarà però il mese di gennaio che risulterà decisivo: per gli importi fino a 2.602,32 euro al mese, la perequazione sarà del 100%. Si andrà poi all’80,9% per quelli fra 2.602,33 e 2.577,90 euro. Infine, 77,4% per gli importi superiori a 2.577,91 euro al mese.

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