Perdere il Reddito di Cittadinanza per aver dichiarato il falso: potrebbe non accadere…

Reddito di Cittadinanza, dichiarare il falso durante la compilazione della domanda di accesso alla misura non comporta necessariamente la decadenza della prestazione.

Perdere il sussidio per un errore, un incubo per i cittadini che potrebbe svanire in un nulla di fatto. Scopriamo in quali casi.

Reddito di Cittadinanza
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Da quando il Reddito di Cittadinanza è stato ideato e approvato ha generato una serie di polemiche e dibattiti. La misura è stata modificata più volte dopo aver individuato alcune falle nel sistema ma ancora oggi non si è arrivati al miglior progetto possibile. Tra le accuse più rilevanti quella di far adagiare i giovani sugli allori non spingendo a cercare lavoro seppure l’obiettivo dovrebbe essere proprio quello di fornire un supporto economico mentre si trova un’occupazione. Le regole ci sono ma se non c’è chi punisce coloro che le violano il numero dei disoccupati e inoccupati con RdC continuerà ad aumentare. Un altro grande problema della misura riguarda i tanti furbetti che la percepiscono indebitamente. Controlli più stringenti sono stati messi in atto per cercare di frenare l’avanzata dei cittadini che dichiarano il falso.

Molte sanzioni sono già state erogate e altre scatteranno a breve ma la strada è ancora lunga. Inoltre, c’è anche la possibilità di non subire conseguenze pur avendo omesso o alterato informazioni.

Reddito di Cittadinanza, cosa accade dichiarando il falso

Percepire indebitamente il Reddito di Cittadinanza ed essere “beccati” significa dover restituire tutte le somme ottenute e rischiare di finire in carcere per un massimo di sei anni. Conseguenze pesanti, dunque, per chi tenta di rubare soldi allo Stato. Valgono anche per chi ha erroneamente dichiarato il falso durante la compilazione della domanda? Se il cittadino ha commesso uno sbaglio involontario e si accorge in un secondo momento dell’errore come può rimediare?

La maggior parte degli sbagli viene commesso in relazione alla compilazione del nucleo familiare. I nomi sul modello devono coincidere con quelli registrati all’anagrafe. Si tratta dell’errore più comune in quanto gli altri requisiti – reddituali e patrimoniali – sono più facilmente verificabili dagli enti predisposti. Si tratta, infatti, di informazioni presenti nell’ISEE e ottenibili dall’incrocio dei dati di vari database. La composizione del nucleo, invece, viene inserita autonomamente dal dichiarante. Inserendo persone in più si ottengono più soldi.

Le conseguenze per chi commette un errore

False dichiarazioni sull’RdC comportano un reato punibile anche con il carcere. Le verifiche spettano all’INPS che, dopo aver rilevato anomalie, procederà con informare il Fisco. La palla, poi, passerà alla Corte di Cassazione. Diverse sentenze hanno portato alla conclusione che se la falsa dichiarazione non ha nulla a che vedere con il diritto di accesso alla misura allora il contribuente non dovrà restituire i soldi né sarà accusato di alcun reato.

Nel caso del componente aggiuntivo nel nucleo familiare, se il reddito di questa persona dovesse risultare al di sotto del limite imposto dalla normativa per l’accesso all’RdC allora la misura continuerebbe ad essere erogata. Diverso il discorso nel caso in cui il membro aggiunto illegittimamente risulti determinante per la fruizione della prestazione. In questo caso il reato sarebbe imputabile e le somme percepite dovrebbe essere restituite.

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