Patente, per le moto cambia tutto: che fine fanno gli esami

Il Ministero delle Infrastrutture valuta lo snellimento delle procedure di ottenimento della patente A. Ecco come sarebbe la nuova procedura.

 

Spostarsi in motorino è decisamente pratico, specie nelle grandi città. Al netto della necessaria prudenza, chiaro, fra limiti di velocità da rispettare e casco da indossare (allacciato).

Patente A esami
Foto © AdobeStock

A ogni modo, c’è chi si spinge decisamente più in là nel testare l’efficacia delle due ruote sulle tratte urbane, dotandosi di moto di grossa cilindrata. Per passione ma, perché no, anche per facilità di spostamento. Anzi, c’è addirittura chi ne compra una (o che magari già la possiede) prima ancora di avere in mano la patente per guidarla. E questo, chiaramente, non è mai un buon affare. In primis perché sobbarcarsi una spesa simile senza certificazione di idoneità alla guida non è saggio (si tratta comunque di un bene con i suoi costi) ma anche perché non è mai il caso di dare per scontato che l’esame andrà come previsto. A ogni modo, qualche novità sembra in arrivo, almeno su questo secondo aspetto.

E, guarda caso, riguarda proprio l’esame da sostenere per poter mettersi in sella alla propria moto. La patente di riferimento è la A, ossia quella che permette di guidare motocicli di qualsiasi potenza, senza limiti (come avviene invece nel caso della A1, limitata alla potenza non superiore ai 125 km/h). Fin qui, la procedura di ottenimento non è stata diversa da quella delle altre patenti. Con un paio di condizioni specifiche, ossia un’età di 20 anni compiuti e il possesso della patente A2 (ossia lo step precedente) da almeno due anni. E qui si staglia la novità.

Patente A, il Ministero valuta cambiamenti: si punta alla semplificazione

L’obiettivo è quello della semplificazione delle procedure. Senza diminuire la scrupolosità delle verifiche ma riducendo in parte i passaggi. La patente AM, per esempio, viene concessa di default assieme alla B (per coloro che non l’avessero già ottenuto a 14 anni per guidare i motorini da potenza ridotta). Per la A2, invece, è necessario un ulteriore step, che consentirà di guidare moto con potenza non superiore ai 35Kw. Per questa tipologia di patente, è necessario il compimento dei 18 anni. La categoria A, che richiede invece le venti candeline soffiate, permette di mettersi in sella alle tanto agognate moto dal motore rombante, a prescindere dalla loro cilindrata. Fin qui, come detto, era stato necessario un esame specifico per mettersela in tasca.

Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile, però, avrebbe sul tavolo un programma di semplificazione. L’obiettivo sarebbe quello di ridurre gli step necessari per ottenere la licenza, evitando di dover sostenere un nuovo esame di guida. In sostituzione, il candidato andrebbe a effettuare il cosiddetto riconoscimento biometrico e, successivamente, a sostenere dei corsi di formazione presso la scuola guida. Chiaramente, il nuovo procedimento andrebbe a interessare tutti i gradi della patente di tipo A, dalla A2 fino a quella finale. Non secondario l’aspetto economico: meno esami da sostenere e, quindi, meno costi aggiuntivi (tutte le patenti ne hanno) per quella che, a tutti gli effetti, è un’evoluzione del motore piuttosto che del mezzo. Chiaramente, il tutto è subordinato al prosieguo del lavoro ministeriale. Considerando il fermento politico, il rischio di stop del dossier, seppure minimo, comunque esiste.

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