Bibite “zero”, zuccheri e calorie spariscono davvero? Gli esperti spiazzano

Il consumo di bibite gassate non dev’essere abitudinario. I genitori lo ripetono spesso ai bambini e per ragioni precise. Anche in presenza di bevande “zero”.

 

Il contributo alimentare delle bevande gassate è decisamente relativo. A loro, più che altro, si attribuisce una funzione di gusto più che di supporto nutritivo. E questo vale anche per le aranciate.

Coca-Cola zero
Foto © AdobeStock

Dai genitori si è ricevuta l’avvisaglia: mai esagerare con le bibite. E, di rimando, anche chi è diventato genitore a sua volta ha imposto la regola non scritta. Ok a gazzosa, aranciata e Coca-Cola, a patto che non si ecceda. Un bicchiere di tanto in tanto, in effetti, potrebbe essere anche efficace per aiutare la digestione. Rendere tali bibite una parte integrante della nostra dieta, però, sarebbe una decisione sicuramente poco saggia. Sia a livello salutistico che di linea. In sostanza, ok allo strappo alla regola una tantum ma non all’abitudinarietà. Una parola. Per molti consumatori, l’appuntamento con la propria Coca-Cola è qualcosa a cui difficilmente si può rinunciare. Forse più in altri lidi che non in Italia ma il concetto è lo stesso.

E visto che la ricetta della Cola più famosa è piuttosto ermetica per coloro che non vi lavorano, negli anni si è cercato di ovviare alla problematica degli zuccheri, offrendo ai consumatori una variante che, almeno in teoria, non dovrebbe presentarne. Nessun cambiamento nel gusto o negli effetti, solo uno “zero” posizionato accanto al nome in etichetta, a indicare l’assenza totale di zuccheri e calorie. Una strategia usata anche da altri marchi per altre bibite (ad esempio l’aranciata o il chinotto) e che, al 90%, basta a convincere gli acquirenti. Meno concordi sono i nutrizionisti, se non altro in virtù della possibile presenza di dolcificanti, naturali o artificiali.

Coca-Cola zero e le altre bibite: come funziona l’azzeramento di zuccheri e calorie

Chiaramente, il processo di azzeramento degli zuccheri e delle conseguenti calorie è una pratica abbastanza rodata. Tutto sta nel capire se l’aggiunta di dolcificanti, comunque utilizzati per togliere il retrogusto amaro delle ricette in questione, renda davvero il composto privo di calorie così come dichiarato. La risposta non è semplice: alcuni dolcificanti, infatti, anche in assenza di zucchero apportano una certa dose di calorie. Un esempio è quello dello xilitolo, fra i più utilizzati. In altri contesti però, visto che per quel che riguarda le bibite “zero” il primato va all’aspartame, che in effetti è privo di calorie ma è di natura artificiale. E sarebbe proprio quello utilizzato per la Coca-Cola. Anche in merito all’aspartame e ai suoi effetti, però, c’è un dibattito sempreverde in corso.

In sostanza, secondo gli esperti, anche in presenza di bibite “zero” sarebbe il caso di usare le medesime precauzioni. Non esagerare col consumo e, soprattutto, non renderle parte della nostra dieta abitudinaria. L’eccessivo consumo di bevande gassate, infatti, potrebbe alterare il nostro livello di tolleranza al glucosio, provocando potenzialmente le circostanze adatte per l’insorgere di malattie del metabolismo. L’azione del pancreas nella produzione di insulina, in pratica, si attiva tanto con l’assunzione di zucchero quanto con il dolcificante, anche in assenza di glucosio. Un altro effetto collaterale dovuto al consumo eccessivo sarebbe l’alterazione della sensibilità dei tessuti all’insulina e, parallelamente, del senso di sazietà. In pratica, zero o no, meglio centellinare il consumo di determinate bevande. I consigli genitoriali hanno sempre le loro ragioni.

(Le informazioni presenti in questo articolo hanno esclusivamente scopo divulgativo e riguardano studi scientifici pubblicati su riviste mediche. Pertanto, non sostituiscono il consulto del medico o dello specialista, e non devono essere considerate per formulare trattamenti o diagnosi)

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