Pesce e tumori, parlano gli esperti: si può ancora mangiare?

Una recente ricerca mette in evidenza alcune correlazioni fra pesce e rischio di melanoma. Ma sono meri dati indicativi. E incidenti solo parzialmente.

 

Cibo e patologie, un accostamento a cui si arriva quasi naturalmente. Il più delle volte, senza una reale base scientifica a supporto ma semplicemente per un ben radicato immaginario collettivo.

Pesce tumore
Foto © AdobeStock

A volte, però, la suddetta conferma scientifica arriva sotto forma di rafforzamento della credenza. Oppure arriva a sovvertirla. Un caso abbastanza emblematico è quello emerso dalla ricerca condotta nell’ambito del progetto NIH-AARP Diet and Health Study e pubblicata su National Library of Medicine. Un focus che ha permesso ai ricercatori di inquadrare con maggiore precisione il nesso fra un alimento di larghissimo consumo, come il pesce, e l’incremento di tumori in forma di melanoma. Si tratta di una delle forme tumorali maligne più pericolose e, di conseguenza, più temute. E purtroppo anche fra le più frequenti, anche per le numerose forme esistenti. L’Istituto Superiore di Sanità, ad esempio, ha evidenziato come negli ultimi dieci anni vi sia stato un sensibile aumento del melanoma cutaneo.

Un incremento pari a circa il 15%, con un tetto di 100 mila nuovi casi l’anno. Un dato allarmante, che rende necessarie misure precauzionali che vadano a riguardare innanzitutto la prevenzione. L’attenzione al cibo è uno dei primi passi. L’analisi degli alimenti più comuni punta a capire se la loro assunzione, più o meno regolare, possa effettivamente comportare un aumento del rischio. In sostanza, se sia opportuno evitare alcuni cibi nella nostra dieta o, semplicemente, ridurne i quantitativi o adottare altre precauzioni ad hoc. Il report pubblicato dagli studiosi ha reso noti i risultati di un’indagine condotta su 491.367 soggetti e si è orientato essenzialmente su due fattori: rischio di tumore e consumo di pesce.

Pesce e tumori, l’analisi degli studiosi: cosa è emerso dall’indagine

L’obiettivo è stato quello di determinare la reale incidenza del pesce sulla formazione di melanomi. O, addirittura, se questa esistesse realmente. Lo studio è andato a integrare altre indagini precedenti, a ogni modo non sufficientemente esaustive per determinare se, effettivamente, il consumo di pesce potesse incidere sull’incremento di tumori. Il cui numero, sia negli Stati Uniti che in Europa, è comunque dato in aumento. Un problema di non poco conto, è che anche l’ultima ricerca non ha fornito i risultati sperati. O meglio, a fronte di alcuni rilievi portati a dama, la maggior parte necessitano di maggiore approfondimento. Il che lascia il quesito sostanzialmente aperto. Qualche risposta però è arrivata.

L’osservazione sui soggetti partecipanti all’indagine, ha dimostrato che lo sviluppo di un melanoma era più frequente in coloro che, per almeno due o tre volte la settimana, hanno consumato del pesce. Più nello specifico, due porzioni di pesce alla settimana portava il rischio di sviluppo di cellule anormali al 28% in più, soprattutto sullo strato esterno della pelle. Minore incidenza, invece, per chi consumava l’alimento in misura più ridotta. Va considerato poi il fattore della cottura e della tipologia di pesce consumata. Sembra che la correlazione coi melanomi sia emersa maggiormente con il consumo di tonno o altre carni non fritte. Ma, come detto, l’esame effettuato non è che un mero indicatore. Non è chiaro, infatti, quale sia stata la qualità di pesce esaminata né quanta incidenza vi sia stata da parte di sostanze esterne ingerite dai pesci. Un buon consiglio sarebbe acquistare sempre del pesce controllato. Se non per il melanoma, almeno per evitare metalli pesanti…

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