Pesce, rischi serissimi per chi ne mangia troppo: lo studio che nessuno si aspettava

Eccedere con il consumo del pesce, fritto e non, secondo gli esperti potrebbe essere rischioso. Lo dice una ricerca universitaria.

L’attenzione alla propria alimentazione è fondamentale. Non solo per un fattore di linea ma per avere la giusta combinazione degli elementi nutritivi necessari al nostro organismo.

Pesce rischio cancro
Foto © AdobeStock

Per questo, in ambito alimentare, l’integralismo non è mai consigliabile. Più saggio sarebbe bilanciare le componenti nutritive. Alternando tutti gli alimenti per far sì che, durante la settimana, la nostra dieta sia quanto più equilibrata possibile. A guadagnarne sarebbe il nostro peso forma ma anche (e soprattutto) la nostra salute. Per questo è necessario stare attenti non solo alla qualità dei prodotti e alla loro distribuzione durante le varie giornate ma anche alla quantità. Di fatto, sarebbe la prima cosa da controllare, visto che il troppo alla fine stroppia sempre. Il problema, semmai, sorge quando il concetto di “troppo” è relativo. Ossia riferibile a quantità che vanno semplicemente oltre l’apporto totale che sarebbe effettivamente utile al nostro organismo.

Un concetto che riguarda non solo alimenti considerati già di per sé deleteri, se assunti in grandi quantità, ma anche qualche insospettabile. È il caso del pesce ad esempio che, secondo un recente studio, se mangiato in due porzioni a settimana potrebbe collegarsi all’aumento del rischio di cancro della pelle. Una ricerca condotta dalla Brown University e che, come risultato finale, avrebbe evidenziato il pericolo di contrazione di un melanoma maligno qualora l’apporto nutritivo del pesce fosse superiore a una determinata dose settimanale. Lo studio ha infatti indicato che nei soggetti che assumevano giornalmente 42,8 g di pesce (ossia circa 300 a settimana), sviluppavano un rischio più alto di circa il 22% rispetto a chi consumava solo 3,2 grammi.

Pesce, rischio cancro per chi ne mangia troppo: cosa dicono gli esperti

Lo studio condotto dai ricercatori universitari, però, è andato anche più in profondità. Nell’ambito della ricerca, infatti, è stato evidenziato come coloro che consumavano più pesce, avevano addirittura il 28% di probabilità di sviluppare cellule anormali nello strato superiore cutaneo. Un quantitativo sensibile se si pensa che la ricerca è stata condotta su un numero tutto sommato ristretto di individui: 491.367 adulti negli Stati Uniti, tutti di età poco superiore ai sessant’anni. Gli stessi hanno riferito di consumare regolarmente, o comunque spesso, pesce sia fritto che non, ma anche tonno, in porzioni non esigue. I casi di melanoma, hanno spiegato i ricercatori, si sono sviluppati in un quindicennio. Un dato ottenuto confrontando le dichiarazioni dei soggetti con il registro dei casi di cancro.

È chiaro che altri fattori esterni, come il fumo, l’alcol o la familiarità, sono stati presi in considerazione ed eventualmente sommati al consumo eccessivo di pesce. Un legame significativo, in effetti, non è stato riscontrato fra il consumare pesce fritto e il cancro alla pelle. Tuttavia, considerando che l’1% delle persone ha contratto un melanoma maligno e uno 0,7% un melanoma stadio 0, mangiare circa 18 grammi di pesce non fritto al giorno era associato a un rischio del 18% (primo caso) e 25% (nel secondo). Un rischio decisamente più elevato rispetto al consumo di soli 0,3 g. Stesso discorso per chi consumava 14,2 g di tonno al giorno: +20%. Come detto, un’incidenza possono averla anche altri fattori. In ogni caso, tenere un regime alimentare equilibrato, senza abbondare troppo qua e là, è certamente un segno di prudenza.

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