Bonus edilizi, importanti novità sulla cessione dei crediti: cosa chiedono i commercialisti

Le richieste del CNDCEC al Governo intendono dare nuovo vigore ai bonus edilizi, per evitare un clamoroso effetto boomerang.

Per i bonus edilizi e relative cessioni ecco le proposte dei commercialisti al Governo. Che cosa fare, iniziando dagli istituti di credito, per ridare fiducia al settore e sbloccare il mercato.

Fisco conti correnti
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In tema di bonus edilizi, e in particolare Superbonus e bonus casa, i commercialisti hanno indicato la loro autonoma proposta al governo, per permettere la cessione libera dei crediti acquisiti, a favore delle banche.

In particolare, si tratta di suggerimenti inclusi nella lettera inviata dal Presidente del CNDCEC (Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) Elbano de Nuccio, al presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Ministro dell’Economia, Daniele Franco, al Presidente della commissione finanze della Camera, Luigi Marattin e al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.

A chiarire ciò è un comunicato stampa dello scorso 14 giugno. Emerge che, al fine di sbloccare il meccanismo della cessione del credito, la categoria dei commercialisti propone di consentire di cedere i crediti derivanti da interventi edilizi, al di là della natura soggettiva del cessionario. Vediamo qualche ulteriore dettaglio su temi che, in considerazione del loro rilievo sociale, meriano approfondimento.

Bonus edilizi: la finalità della proposta CNDCEC e l’assenza di rischi di frode

Per uscire finalmente dalla situazione di stallo che si è prodotta sulla circolazione dei crediti di imposta derivanti dai bonus edilizi, il Presidente del CNDCEC indica che è necessario un intervento normativo che ripristini per le banche la possibilità di cedere liberamente i crediti acquisiti, indipendentemente dalla natura soggettiva del cessionario.

D’altronde, la cessione del credito di Superbonus e bonus casa è un fattore che condiziona l’intero settore edilizio. Ecco perché i commercialisti hanno precisato che l‘appena citato intervento normativo servirebbe a “preservare un meccanismo normativo prezioso come quello della monetizzazione dei bonus edilizi, senza nel contempo sacrificare le esigenze di contrasto all’utilizzo indebito, nonché per evitare che l’intero comparto dell’edilizia subisca conseguenze irreparabili”.

Il Presidente del CNDCEC De Nuccio ha peraltro rimarcato che si tratta di una proposta che non aumenta il rischio di frodi, dal momento che sono previsti:

  • il visto di conformità;
  • l’attestazione di congruità dei costi e i presidi antiriciclaggio già previsti dal Decreto Antifrodi;
  • le procedure varate dal sistema bancario.

La proposta dell’allungamento dei termini per la compensazione

Non solo quanto appena indicato dai commercialisti alle istituzioni: infatti, in via parallela rispetto all’intervento sui destinatari della cessione del credito da parte delle banche, la categoria dei commercialisti indica la possibilità di estendere i tempi per la compensazione dei crediti, incrementando così la capienza fiscale dei soggetti che ricevono il credito.

Proprio De Nuccio ha dichiarato che: “assumono interesse anche le proposte di accordare un maggior termine per la compensazione da parte dei soggetti cessionari dei crediti di imposta, il cui utilizzo in compensazione è attualmente previsto con le stesse modalità con le quali sarebbero stati utilizzati dal soggetto beneficiario-primo cedente.”

Anche questa proposta avrebbe una indubbia valenza pratica, al fine di riportare un clima di fiducia tra i soggetti interessati e di contribuire al rilancio del meccanismo della cessione del credito. Insomma, secondo De Nuccio l’obiettivo deve essere quello di sbloccare lo stallo in materia di bonus edilizi, onde evitare che “misure adottate nel pieno dell’emergenza Covid-19 per sostenere e rilanciare l’economia, e per le quali lo Stato ha allocato rilevanti risorse, si trasformino in un micidiale boomerang economico e sociale” per il paese.

Conclusioni

Vero è che quanto indicato dai commercialisti mira espressamente a oltrepassare la fase di stallo collegata all’incertezza normativa e ad una complessità delle regole che, alla fine, potrebbe ripercuotersi profondamente sull’intero settore edilizio – vanificando gli sforzi di rilancio del comparto.

D’altronde, il quadro normativo va a pesare sull’azione delle banche, le quali hanno bloccato i crediti per esaurimento della capienza per la compensazione. Conseguentemente i blocchi sono andati a ricadere sul settore delle costruzioni, per la carenza di liquidità correlata alla difficoltà di monetizzazione dei crediti. Ciò ha prodotto diversi problemi, con particolare riferimento ai casi di interventi già fatti partire o pianificati da tempo.

Al di là delle richieste CNDCEC, tutti i più attenti osservatori auspicano dunque prossimi sostanziali iniziative con provvedimenti ad hoc del Governo, per rilanciare l’efficacia degli interventi nell’area dell’edilizia.

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