Tempesta solare, satelliti precipitano sulla Terra: che cosa rischiamo

Quaranta satelliti si sono schiantati sull’atmosfera per poi precipitare sulla Terra. Sono gli effetti di una tempesta solare; vediamo i rischi per il nostro pianeta.

SpaceX ha lanciato quarantanove satelliti nell’orbita terrestre, ora ne sono rimasti nove dopo che quaranta di essi sono precipitati sulla Terra.

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La costellazione Internet Starlink era dotata di 49 satelliti, “era” perché una tempesta solare ne ha fatti schiantare 40 sull’atmosfera prima di riversarli sul nostro pianeta. Gli osservatori avevano registrato la tempesta causata dal sole non ipotizzando, però, le conseguenze dell’evento. Il valore assegnatoli, infatti, è stato uno su una scala che va da uno a cinque. Cosa è sfuggito agli esperti per determinare questa “strage di satelliti”?

Satelliti distrutti da una tempesta solare di valore uno

La tempesta solare che ha provocato la distruzione dei satelliti lanciati nello spazio dal Kennedy Space Center in Florida si è rivelata, in realtà, una espulsione di massa coronale, una violenta esplosione di materiale lanciato nello spazio dal Sole. Se tale materiale dovesse arrivare sulla Terra ci sarebbero gravi effetti sulla tecnologia. Fortunatamente, la tempesta solare con conseguente esplosione non è stata troppo violenta. Il Sole, infatti, ha “poteri” maggiori come dimostra un passo indietro nel tempo al 2 settembre 1859. Quel giorno la Terra si ritrovò inghiottita da una enorme espulsione di massa coronale con enormi quantità di particelle espulse dalla grande stella che travolsero la barriera artefice del campo magnetico una volta arrivate in prossimità della Terra. Si creò, così, un effetto meraviglioso alla vista – il cielo si colorò di verde e azzurro – ma si ebbero conseguenze di ben altro rilievo.

Quali sono le conseguenze di una espulsione di massa coronale

Nel 1859 il sistema telegrafico globale smise di funzionare correttamente, le comunicazioni andarono in tilt e furono bloccate, alcuni operatori rimasero tramortiti dall’evento, scoppiarono incendi in diversi centri telegrafici e le bussole impazzirono. Un fenomeno che all’epoca non fu riconosciuto come espulsione di massa coronale (Cme) ma definito Evento di Carrington, prendendo il nome dell’astronomo britannico testimone dell’accaduto.

Sono passati 163 anni e una tempesta solare di quella portata con un’espulsione devastante di particelle non è più successa. Jonathan Eastwood dell’Imperial College London, esperto di meteorologia spaziale sottolinea che fortunatamente un evento del genere non è più accaduto. Oggi, infatti, le conseguenze sarebbero devastanti dato che dipendiamo totalmente dall’elettricità e dalla rete Internet. Un’esplosione come quella del 1859 farebbe saltare i collegamenti in tutto il mondo causando effetti inimmaginabili.

Pessime previsioni in caso di tempesta solare con Cme

Diversi studi hanno indicato i possibili effetti di una Cme oggi. Un blackout che coinvolgerebbe 130 milioni di persone con danni risolvibili in dieci anni è stato ipotizzato da uno studio americano. Previsioni peggiori, poi, sono ipotizzate da uno studio della Nuova Zelanda che parla di catastrofe globale con interruzione delle forniture di cibo per svariate settimane, di indicenti stradali agli incroci e presso i semafori, interruzioni della linea ferroviaria, la morte di persone collegate a dispositivi elettronici per vivere. Uno scenario apocalittico da film di fantascienza che potrebbe realmente avverarsi se una Cme stealth ricapitasse invece di una Cme normale come quella accaduta pochi giorni prima dello schianto dei satelliti sull’atmosfera e poi sulla Terra.

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