BOT o libretti postali, la decisione è ardua: il dettaglio che fa la differenza

Libretti o BOT. Una scelta che tiene conto di diverse sfaccettature. Ma, al momento, uno dei due strumenti risulta più conveniente. Ecco perché.

La scelta fra gestione del denaro e investimento vero e proprio è solo apparentemente semplice. In realtà, decidere cosa fare coi propri soldi non è un affare scontato.

Bot libretti postali dubbio
Foto © AdobeStock

Le differenze sono note. I Buoni ordinari del Tesoro, meglio noti co l’acronimo BOT, sono titoli emessi dal Governo con scadenza piuttosto breve (3, 6 o 12 mesi al massimo). E, come ogni titolo di Stato, la loro emissione è finalizzata al finanziamento del debito pubblico, senza alcuna cedola in quanto sarà obbligatorio, per l’investitore, arrivare a scadenza per ottenere il rendimento. Viceversa, il libretto di risparmio è uno strumento di… risparmio a tutti gli effetti. La loro finalità è la gestione del denaro e il possesso di una riserva più o meno elevata di risorse. Li accomuna la garanzia statale, anche se l’emissione è da parte di Cassa depositi e prestiti. A Poste italiane, è concesso solo l’onere di collocarli presso i clienti. A occhio, la differenza è abbastanza marcata.

È chiaro che la decisione fra l’uno e l’altro dipenda innanzitutto dagli obiettivi del risparmiatore. I BOT consentono un rendimento e, di fatto, sono scevri da rischi, almeno da quelli più elevati. Ad esempio, il 27 maggio scorso è stato emesso un titolo di Stato a 6 mesi, piazzato a 5 miliardi di euro e con rendimento del -0,088%. Poco in apparenza ma comunque in rialzo rispetto al titolo corrispondente che era stato emesso ad aprile (-0,308%). Le richieste sono state comunque abbastanza elevate: quasi 8 miliardi di euro da parte degli investitori, a fronte di un andamento tutto sommato positivo rispetto al più recente periodo. Proprio quest’altalena, tuttavia, rende la questione piuttosto spinosa.

BOT o libretti, perché (ora) convengono di più i secondi

Il risparmio è sempre la chiave. Anche perché i libretti, di per sé, fruttano in piccolissima parte. A differenza dei Buoni ordinari del Tesoro, che puntano tutto sulla loro rendita. Il bello dei libretti è la loro capacità di garantire sulle somme accantonate un tasso di interesse più elevato, con la condizione di essere sottoscritto a partire dai 1.000 euro. Una buona offerta arriva dal Libretto postale Smart. Anzi, per la verità si tratta di una doppia offerta: innanzitutto la Supersmart Premium 150 giorni, con tasso di interesse annuo lordo pari all’1,25%. L’attivazione di questa offerta è limitata esclusivamente a coloro che immetteranno nel loro libretto Smart nuove somme di denaro. Oppure nel conto BancoPosta.

La condizione è però il versamento tramite bonifico bancario, assegno circolare (o bancario) e accredito di stipendio o pensione. Anche la data è un requisito da tenere in considerazione. Il versamento della nuova liquidità dovrà necessariamente avvenire dal 6 maggio al 20 giugno 2022, sempre su libretti Smart e solo da conti correnti appartenenti all’investitore che sottoscrive l’offerta. Infine, Supersmart 180 giorni concede un tasso di interesse annuo lordo pari allo 0,40%. A parità di condizioni, la scelta sembra propendere verso i libretti piuttosto che sui BOT. Più interessante la situazione dei Btp, specie con l’annuncio di quelli “green”, in arrivo per rimodulare l’investimento in tema di sostenibilità.

Impostazioni privacy