Addio al posto fisso, oggi regnano incertezza e precarietà: buon lavoro a tutti

Le differenze tra il presente ed il passato sono chiaramene evidenti ovunque. Più che mai a prenderne atto è il mondo del lavoro.

Pensando al passato, rapportandolo al presente che viviamo possiamo certo notare alcune differenze abissali. Chiaramente il contesto tecnologico, senza ombra di dubbio, ma ci sono anche altre differenze, legate direttamente all’ambito umano, sociale. Il mondo del lavoro è cambiato, non vi è alcun dubbio. Oggi regna una condizione completamente diversa a quella in passato dominante.

Reddito di Cittadinanza maggio
Adobe Stock

La percezione del lavoro, la condizione del lavoro, l’idea stesa dell’occupazione del suo concetto. In passato a dominare era la stabilità, condizione che accompagnava l’individuo dalla giovane età alla pensione. Qualche sacrificio, certo, ma poi la certezza di una rendita per il resto dei propri giorni. Oggi invece il discorso è un tantino diverso. Oggi quella sicurezza, quella stabilità non fa parte della condizione media dei lavoratori. Certo, in alcuni casi persiste, ma i tratti dello scenario occupazionale in questo senso sono mutati del tutto.

Il fenomeno in qualche modo ha prodotto una sorta di reazione quasi spontanea da parte di una fetta della stessa società. Molti giovani, oggi, cosi come evidenziato da alcune ricerche con dati rilevati soprattutto nelle regioni del nord Italia ad oggi rifiutano quello che una volta si chiamava per l’appunto posto fisso. Il perchè? Avere la possibilità di vivere una esperienza professionale più libera e slegata dal concetto del “per tutta la vita professionale”. Fattori ad oggi ritenuti più che rilevanti dalle nuove leve.

Addio alle vecchie idee, oggi incertezza e precarietà: lo strano fenomeno assolutamente in controtendenza con il passato

Il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini in una recente audizione presso la Commissioni Trasporti della Camera ha in qualche modo messo in risalto la tematica ponendo alcuni validi riferimenti a sostegno della tesi iniziale. Nel nord del paese infatti negli ultimi tempi un preciso fenomeno ha preso il sopravvento. Ad esempio una serie di ricerche per assunzioni per provveditorati e motorizzazioni risultano essere andate deserte. Gran parte dei 320 funzionari selezionati in seguito al superamento del concorso indetto hanno infatti rinunciato all’incarico.

Il rischio evidente è tutto nel timore che la cosa possa ripetersi con maggiore frequenza in futuro. Altro fattore che spesso risulta essere più che condizionante è la volontà da parte di chi è alla ricerca di lavoro a spostarsi in altre regioni, ad esempio proprio al nord. Spesso questa volontà fatto non c’è per una serie di motivi, tra i quali ovviamente l’indisponibilità a lasciare quella dimensione che si sente propria a torto o a ragione. Inoltre c’è da tenere conto della questione retribuzioni, spesso ritenute per niente allettanti dagli stessi candidati.

Tra i motivi di tale considerazioni va senza dubbio citato il costo della vita che al nord Italia ha di certo maggior peso rispetto al bilancio familiare. Una stanza in condivisione a Milano, per dirne una, può arrivare a costare anche 700 euro al mese. Inoltre gli stipendi del pubblico impiego non tengono affatto conto delle diverse situazioni regione per regione.

In quanto a fallimento di concorsi pubblici però va detto che anche nel sud Italia le cose non vanno affatto bene. Il recente bando per l’assegnazione di 2800 posti nella Pubblica Amministrazione ha evidenziato dati particolarmente preoccupanti. 65% di partecipanti a livello nazionale con alcune regioni che non hanno superato il 50%. Un quasi totale disinteresse insomma. Il concorso per l’insegnamento, ad esempio, atteso da anni, ha portato al 90% in alcuni casi di bocciature, altro dato parecchio allarmante.

Non è andata meglio in magistratura lo scorso dicembre. 5.827 candidati con solo 3.797 di questi che alla fine hanno consegnato la busta con la prova. Il totale degli ammessi alla prova orale si ferma ad un incredibile 220 candidati. La situazione insomma non è certo delle migliori e la preoccupazione del ministro Giovannini è tutt’altro che infondata. Chiaramente si spera che la tendenza possa essere invertita, al più presto possibile, per non rischiare di entrare in una fase socialmente ancor più preoccupante.

Impostazioni privacy