Addio al Reddito di Cittadinanza, bagarre politica: lo decideranno gli italiani

Un referendum per abrogare il Reddito di Cittadinanza? Italia Viva ci pensa e annuncia una raccolta firme. Ma i tempi sono decisamente stretti…

 

Tre anni di vita e un fiume di inchiostro versato, oltre che di parole spese. Il Reddito di Cittadinanza, per quanto sia l’unica effettiva misura di contrasto alla povertà esistente in Italia, continua a far discutere.

Referendum Reddito di Cittadinanza
Foto da Pixabay

Negli ultimi giorni non sono mancate le critiche, più o meno velate, di alcuni esponenti del mondo dell’imprenditoria, che hanno attribuito al RdC la responsabilità di una presunta minor predisposizione degli italiani al lavoro. Un discorso che, di questi tempi, appare quantomeno discutibile, vista l’importanza che il lavoro riveste per coloro che, dopo la frenata della pandemia, hanno bisogno di rimettere in sesto le proprie finanze. In merito alle difficoltà del mondo del lavoro, tuttavia, discutere del Reddito di Cittadinanza è quantomeno riduttivo, visto che i problemi partono da molto più lontano. Più concreto, invece, il dibattito politico sulla misura di sostegno al reddito che, pochi anni fa, ha sostituito il vecchio Reddito di inclusione.

Voluto dal Movimento 5 stelle, il Reddito di Cittadinanza aveva in qualche modo aggiornato l’Italia sui provvedimenti di contrasto alla povertà che, negli altri Paesi europei, erano già esistenti da tempo. Tuttavia, fin dal primo momento, gli oppositori non erano mancati. In primis il Centrodestra, che aveva più volte puntato il dito contro le attribuzioni indebite. Negli ultimi anni, specie con l’ultima Legge di Bilancio, si è cercato di aggiustare il tiro per disincentivare tutti i difetti. In primis il rifiuto delle offerte di lavoro, riducendo le possibilità di dire di no e, soprattutto, dimezzando l’importo del reddito in caso di doppio diniego. Inoltre, erano aumentate le strategie di vigilanza, affinché non percepisse il RdC chi non aveva diritto.

Reddito di Cittadinanza, verso il referendum: botta e risposta fra i partiti

Il dibattito però si è fatto decisamente più rovente. Difficile pensare che una misura assistenziale che, nel migliore dei casi, non arriva nemmeno a 800 euro, possa essere appagante al punto da essere preferita al lavoro. Eppure, con le ultime cartucce arrivate in questi giorni, il tema è tornato d’attualità. Tanto che, a tre anni dall’introduzione, la bagarre politica potrebbe ora passare la palla direttamente agli italiani. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha infatti parlato di una proposta di referendum abrogativo. Più precisamente, di una volontà di “cambiare il mondo del lavoro per i più giovani“. E per farlo, il primo passo sarebbe proprio la rimozione del tanto discusso Reddito di Cittadinanza. Comunque non una novità per l’ex premier, che già un anno fa aveva avanzato la proposta di una raccolta firme per la richiesta di un referendum.

Il punto è che un referendum – per quanto il presidente di Iv, Ettore Rosato, abbia parlato addirittura della data del 15 giugno – appare poco plausibile. Il problema, infatti, è che la raccolta firme per una richiesta di consultazione popolare dovrebbe avvenire in un periodo antecedente alla fine della legislatura. Invece, come noto, quella in corso terminerà nel 2023. Un dettaglio che, visto il rapido avvicendamento dei governi, potrebbe essere sfuggito ma tant’è. I tempi stretti, in sostanza, non sembrano propizi all’idea di Italia Viva, che peraltro raccoglie i presupposti di una battaglia ormai storica del Centrodestra. Il M5s, da parte sua, boccia senza appello l’ipotesi. Anzi, il capo politico, Giuseppe Conte, non usa mezzi termini e parla di Renzi e Meloni come “forti con i deboli e molto sensibili, invece, verso gli interessi di chi già conta”. Parole che, però, non spostano molto nell’ambito del dibattito. Il futuro del Reddito di Cittadinanza resta incerto.

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