Lavoro, allarme personale: ecco chi cerca (ma non trova)

Crisi sia negli hotel che nei supermercati. Dito puntato contro il Reddito di Cittadinanza ma la criticità del sistema lavoro parte da più lontano.

 

Non riuscire a trovare personale in tempi di crisi economica. Succede anche questo. Il punto è sempre il solito: la questione lavoro non è mai ascrivibile alla mera domanda.

Lavoro supermercato
Foto © AdobeStock

La crisi economica è anche degli stati d’animo ma questo non ha scoraggiato poi del tutto gli italiani, sempre più propensi a rimboccarsi le maniche per riuscire ad arrivare a fine mese. Senza rinunciare, però, a quelli che sono i propri diritti. Anche con la crisi, infatti, sono sempre meno le persone disposte ad accettare tipologie contrattuali approssimative, a brevissimo termine e, soprattutto, lavori retribuiti con pochi euro l’ora. Una situazione che ha pesato soprattutto su alcuni determinati settori, alla quale si è cercato di porre rimedio attraverso retribuzioni più congrue e contratti più lunghi. Tuttavia, le criticità incontrate nascono anche da più lontano. Nelle ultime settimane, in vista dell’estate, il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha provato a fare il punto della situazione.

Una delle proposte è abbastanza drastica: riduzione del 50% del Reddito di Cittadinanza agli stagionali per incoraggiarli ad andare a lavorare. In realtà una sorta di risposta all’allarme lanciato dal presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, secondo il quale le strutture ricettive non avrebbero a disposizione abbastanza personale per rispondere a una stagione che si preannuncia la prima a regime veramente pieno dopo la pandemia. Secondo Bocca, all’appello mancherebbero almeno 390 mila lavoratori fra camerieri, receptionist e personale delle cucine. Un numero che, almeno per il 40%, sarebbe destinato a non essere raggiunto. E di nuovo, si punta il dito contro il Reddito di Cittadinanza.

Lavoro, crisi nel turismo e nei supermercati: perché si accusa il RdC

Il presidente di Federalberghi è stato chiaro: “È arrivato il momento di far ricominciare lavorare queste persone”. Fra le righe, l’indicazione è abbastanza lampante: il Reddito di Cittadinanza, come sussidio di Stato, avrebbe sottratto forza lavoro a un comparto che vive di stagionalità. Anche se la crisi in questione riguarderebbe anche altri settori, come i supermercati, è il turismo a fare la parte del leone. O, in questo caso, dell’agnello. Soprattutto perché, tramite gli arrivi dei turisti, viene mosso un indotto decisamente ingente, una catena che, se interrotta, rischia di provocare un buco nero piuttosto che una ripartenza. Come detto, però, il problema parte da lontano. E quella stagionalità, vista un tempo come opportunità, oggi ha decisamente meno appeal.

Anche Bocca ne è convinto, spiegando che anche i dipendenti con un indeterminato sfruttano le tutele degli ammortizzatori sociali per cercare un altro impiego. Per il settore ricettivo è un problema serio: il lavoro, ancora prima dell’estate, parla di un tasso di riempimento degli hotel decisamente superiore a quello della Spagna. Segno che la voglia di turismo c’è ma meno quella di salire ai piani come cameriere (una recente offerta su Roma concede un contratto di tre mesi) o di mettersi dietro al banco del receptionist. Secondo il ministro Garavaglia, andrebbero rivisti sia Naspi che RdC, misure ritenute “un ostacolo all’incontro tra domanda e offerta di lavoro”.

Il deficit riguarda soprattutto gli alberghi ma anche i supermercati non scherzano: banconisti, cassieri, macellai e scaffalisti sono fra le figure più ricercate e meno trovate. Anzi, secondo l’Osservatorio 2022 sul settore del commercio al dettaglio alimentare di Fida-Confcommercio, almeno un’impresa su tre cerca lavoratori senza trovarli. Forse un’altra faccia della crisi.

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