Soldi in casa o sul conto? Il dubbio sciolto una volta per tutte

Aprire un conto corrente mette i nostri soldi al riparo da molti problemi. E, nonostante i costi, è più efficace di qualsiasi materasso.

 

La tendenza al risparmio è qualcosa che accomuna ognuno di noi. E nessuno arriva a considerare il trend come un possibile problema. Il punto è che, qualche volta, può essere davvero così.

Risparmi in casa
Foto © AdobeStock

Una volta si diceva, con una certa dose di ironia, che per tenere davvero i soldi al sicuro conveniva nasconderli sotto il materasso. Un luogo comune ma anche una sorta di sbeffeggiamento per quanti decidevano di tenere in casa il proprio denaro, evitando quindi di versarlo in un apposito conto corrente. Una strategia che, effettivamente, alla lunga non paga. Specialmente perché chi sceglie di non aprire un conto, nove su dieci evita anche di impiegare il proprio denaro in strumenti di investimento. Certo, si potrebbe obiettare che il detenere in casa le proprie ricchezze le metta al riparo da occhi indiscreti. Va però detto che una riserva di contanti fra le mura domestiche non è una mossa saggia, soprattutto sul piano fiscale.

Partendo dal presupposto che la tendenza al risparmio di cui si parlava è stata letteralmente esasperata dalla pandemia, durante la quale l’essersi ritrovati senza lavoro aveva fatto saltare tutti gli schemi e il timore di non avere una riserva a cui attingere aveva convinto più di qualcuno a optare per la permanenza dei soldi sui conti piuttosto che investirli in prodotti in grado di fornire rendimenti. Altri, invece, hanno deciso semplicemente di non pagare più commissioni e imposte di bollo varie, fermando persino le uscite minime mensili o addirittura annuali. In effetti, tenere i soldi in casa li metterebbe al riparo dai costi aggiuntivi richiesti dai conti bancari o postali. Ma le note positive, sostanzialmente, si fermano qui.

Soldi in casa e non sul conto: perché si rischia l’effetto boomerang

Gli opportuni distinguo vanno fatti. Tenersi i soldi in casa è legittimo nel momento in cui si decide di tenere per sé magari qualche centinaio di euro, così da non dover ricorrere al prelievo troppo spesso. Lo fa chiunque e, quindi, nemmeno il Fisco andrebbe a indagare troppo. Al tempo stesso, possedere nella propria abitazione tutti i risparmi li espone al rischio di eventuali effrazioni, oppure di deterioramento delle banconote. Cosa che potrebbe succedere se il denaro dovesse rimanere in un cassetto troppo a lungo. L’idea di una cassaforte non sarebbe male ma, in questo caso sì, i controlli per l’antiriciclaggio potrebbero scattare puntuali. Del resto, lavorare e incassare denaro richiede un passaggio di trasparenza che nessuno può permettersi di ignorare.

I tempi delle buste, in teoria, dovrebbero essere finiti da un pezzo. E praticamente ogni lavoratore possiede un conto con Iban sul quale incassare il proprio stipendio. Al massimo una PostePay Evolution, che permette un tale passaggio. Così non fosse, i controlli rafforzati in merito all’utilizzo del denaro contante potrebbero finire per attirare l’attenzione della macchina fiscale. Nessuno verrà a bussare a un’abitazione privata per contare i soldi contanti presenti all’interno ma niente esclude che, in fase di raffronto fra spese e dichiarativi, il Fisco possa chiedere conto dei movimenti. I quali, per forza di cose, non quadreranno rispetto ai dettami di tracciabilità anti-evasione.

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