Epatite acuta nei bambini, attenzione ai sintomi: quali sono e come riconoscerli

L’aumento dei casi di epatite acuta pediatrica nel Regno Unito è stato definito anomalo. In Italia l’allarme ancora non c’è ma il monitoraggio sì.

 

I casi non mancano durante l’anno. E anche in quelli passati i medici avevano dovuto far fronte a sintomi riferibili all’epatite acuta pediatrica. Ora, però, conoscere meglio questa malattia diventa una questione fondamentale.

Epatite sintomi
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Soprattutto alla luce degli ultimi sospetti casi, iniziati nel nord-ovest europeo e arrivati a interessare anche alcuni bambini italiani. Proprio la categoria particolarmente interessata da questo tipo di epatite (perlopiù i minori al di sotto dei 10 anni appunto) ha allertato immediatamente il monitoraggio degli esperti, iniziato già da qualche settimana nel Regno Unito (i primi casi sono stati riscontrati in Scozia) e ora avviato a pieno regime anche in Italia. L’intento è innanzitutto confermare le diagnosi e individuare il ceppo dell’infezione. Nel nostro Paese, pochi giorni fa, è stato ricoverato d’urgenza un bimbo di 3 anni, dapprima a Prato e, successivamente, presso il Bambino Gesù di Roma.

Se la ricerca medica è affidata agli esperti, il primo monitoraggio, quello sullo stato di salute del bambino, viene ovviamente effettuato in famiglia. Per questo è altrettanto importante conoscere i primi sintomi che possono indurre i genitori a sospettare la presenza di un’epatite acuta nei propri figli. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il coordinatore dell’area fegato della Società italiana di Gastroenterologia epatologia e Nutrizione pediatrica (Sigenp), Angelo Di Giorgio, ha spiegato quali sintomi si manifestano per primi. I primi segnali, di fatto, per sospettare l’incubazione della malattia. Ma anche quali cause possono provocarla.

Epatite acuta, sintomi e cause: a cosa fare attenzione

Innanzitutto il quadro generale. L’epatite acuta è uno stato infiammatorio del fegato, solitamente provocato da un’infezione virale attribuita a specifici virus. Quali quelli connessi alle epatiti A, B ed E. In alcuni casi l’agente patogeno non è facilmente individuabile. Per questo, almeno nelle fasi iniziali, l’eziologia viene definita sconosciuta oppure indeterminata. Come spiegato dal dottor Di Giorgio al Corriere, le segnalazioni in Italia non sono rare, anche se circoscritte. In sostanza, non si tratta di una nuova malattia, quanto di uno stato di alterazione conosciuto. Piuttosto, ciò che colpisce è l’anomalia legata all’incremento dei casi in un così ristretto arco temporale come quello osservato nel Regno Unito.

La situazione in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, la Sigenp ha invitato i centri di epatologia pediatrica a rafforzare il proprio monitoraggio e, sulla base di 41 risposte ottenute in 24 ore, sarebbero stati individuati 17 casi. Ovvero un numero che rientra negli standard ordinari. In pratica, non ci sarebbe alcun allarme, almeno per il momento. Nel nostro Paese, infatti, non è stato registrato alcun aumento paragonabile a quello del Regno Unito, dove anche l’età dei pazienti interessati (1-5 anni) è stata definita insolita rispetto agli anni passati.

I sintomi

In merito ai sintomi, si distingue fra quelli aspecifici (ossia comuni anche ad altre malattie) quali febbre, vomito, dolori addominali, nausea e malesseri generali, e quelli specifici. Fra questi ultimi rientra in particolare l’ittero, con la tipica colorazione giallastra di chi ne soffre (si tratta di un’infezione spesso riscontrabile nei neonati subito dopo il parto) di cute e mucose. In questo caso, gli esami dovranno accertare l’eventuale aumento delle transaminasi (gli enzimi che indicano eventuali infezioni al fegato), circa di 10 o 20 volte superiori ai normali valori. Secondo l’esperto, solitamente il tutto si conclude con una cura spontanea. Anche se esiste il minimo rischio di insufficienza epatica, risolvibile esclusivamente con un trapianto di fegato. Si tratta però di una casistica estremamente limitata.

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