Lavorare nella pubblicità: quando la creatività ti fa guadagnare bene

Lavorare nella pubblicità è il sogno di molti giovani creativi, ma per emergere occorre fare esperienza: ecco 6 professioni su cui puntare.

Il mondo della pubblicità rappresenta l’ambizione di tante persone, anche in considerazione dell’evoluzione sempre più marcata delle nuove tecnologie. Scopriamo quali sono le figure professionali più interessanti in questo ambito.

Lavorare nella pubblicità

Tra i settori che restano maggiormente in voga e che sono in grado di attirare l’interesse di un numero sempre notevole di giovani interessati ad intraprendere un percorso professionale di successo, c’è sicuramente quello della pubblicità.

Vero è che si tratta di un’area che inizia ad avere una storia di spessore alle spalle, e per lavorare nella pubblicità di certo non ci si può improvvisare. Il settore è stato tra quelli che ha creato il maggior numero di posti di lavoro negli ultimi decenni e ancora oggi resta un campo essenziale per l’economia.

Tuttavia, lavorare nella comunicazione pubblicitaria non è cosa possibile a tutti, servono una serie di attitudini e occorre studiare, aggiornarsi e perfezionarsi. Insomma, al pubblicitario – in base alla sua specializzazione – sono richieste doti e competenze ad hoc.

Di seguito intendiamo dunque fare il punto su come lavorare nella pubblicità, focalizzandoci su quali sono le professioni caratteristiche del settore, i percorsi formativi, i requisiti e gli stipendi. Vedremo anche e soprattutto perché le agenzie pubblicitarie hanno un rilievo sostanziale nel contesto. Ecco una guida pratica per non essere impreparati, laddove si voglia cercare lavoro proprio in questo comparto.

Perché lavorare nella pubblicità

Tra gli obiettivi tipici di chi lavora nel mondo della pubblicità, non vi sono soltanto quelli legati alla sponsorizzazione di nuovi prodotti o alla persuasione nei confronti delle persone per spingerle ad acquistare determinati oggetti, facendole così diventare clienti di un certo brand.

Lavorare nella la pubblicità significa altresì intrecciare le proprie attività quotidiane con altri aspetti del vastissimo settore della comunicazione. Pensiamo ad esempio alle public relations e al marketing.

Attenzione a quanto segue: la pubblicità oggi non è usata soltanto per promuovere nuovi prodotti o far accrescere le vendite, ma anche per dare notorietà e far conoscere al grande pubblico l’esistenza di iniziative benefiche, come le raccolte fondi per la ricerca o le campagne a sfondo sociale o politico.

Come è ben noto, la pubblicità fa riferimento a distinti strumenti per raggiungere i suoi scopi. Ed oggi la tecnologia è di grandissimo aiuto, specialmente se confrontiamo il contesto attuale con quello di alcuni decenni fa. Internet, televisione, cinema, radio e stampa sono ottimi strumenti per attività come le ricerche di mercato, lo sviluppo di nuovi prodotti, le vendite promozionali e il direct marketing.

Insomma, la pubblicità ricorre ad un insieme di mezzi per raggiungere i suoi obiettivi, strumenti di cui le persone che aspirano a lavorare nella pubblicità dovranno avere piena padronanza.

Non vi sono particolari dubbi a riguardo: è indispensabile una buona dose di esperienza ed una rete di conoscenze, che possa essere coltivata ed ampliata nel corso del tempo. D’altronde i rapporti interpersonali sono uno degli aspetti essenziali del quotidiano di chi lavora nella pubblicità.

L’importanza dell’inglese per lavorare nella pubblicità

Come lavorare nel mondo della pubblicità? E’ la domanda che non poche persone si saranno poste, perché affascinate da un settore dinamico e in continua evoluzione ed anche dalla possibilità di svolgere una professione mai monotona e ben remunerata.

Ebbene, frequentemente chi aspira a una carriera in questo settore non ha esattamente chiaro che cosa significhi, né quali competenze sono richieste: di solito ci si immagina che sia necessario ‘essere creativi’. Si ritiene che sia questa la sola dote necessaria o determinante, ma non è esattamente così. Infatti il settore pubblicitario impiega molte professionalità differenti.

Diversamente da quanto di solito si pensa, molti ruoli non sono strettamente ‘creativi’, ma di ambito gestionale e/o strategico. E lo vedremo meglio più avanti.

Ne consegue che non è possibile indicare un corso di studi univoco, al fine di entrare nel mondo della pubblicità. Dal marketing, all’informatica, alle belle arti, alla letteratura, ciascun ruolo ha una propria formazione ad hoc, che va certamente affinata con corsi di specializzazione/perfezionamento/aggiornamento e poi con la pratica sul campo.

C’è un particolare da non sottovalutare per nulla: infatti, per lavorare nel settore è strettamente necessario sapere l’inglese, che ormai è la lingua condivisa di tutti gli operatori della comunicazione. D’altronde lavorare nella pubblicità significa poter aver a che fare, giornalmente, con persone di differenti nazionalità. Perciò non basta sapere la lingua italiana.

Lavorare nella pubblicità: quali titoli di studio servono?

Per lavorare come pubblicitario è opportuno seguire un percorso di studi ben articolato. Dopo il diploma di scuola superiore, è una buona scelta intraprendere un iter universitario, che tratti argomenti tipici per colui che lavora nella pubblicità.

Pensiamo ad es. ai corsi di laurea in marketing e comunicazione, in economia, in management e non solo. Vi sono anche numerosi master che servono ad arricchire e perfezionare i propri studi e ad accrescere le proprie competenze.

Dopo aver preso la laurea, è consigliato intraprendere uno stage per acquisire un po’ di esperienza ed estendere la propria rete di conoscenze. Vi sono numerose offerte in tal senso nei principali portali del lavoro.

Anche la partecipazione alle varie fiere del lavoro, periodicamente organizzate su tutto il territorio nazionale, può certamente aiutare a inserirsi e a lavorare stabilmente nel mondo della pubblicità.

Lavorare nella pubblicità: le soft skills

Non solo la formazione specifica, i corsi di formazione e di aggiornamento oppure i titoli studio: per lavorare nella pubblicità sono utili, se non necessarie, le cd. soft skills, ossia le attitudini naturali dell’individuo, che solo in parte possono essere affinate con il passare degli anni e con l’esperienza.

In linea generale, a tutti coloro che intendono lavorare nel mondo della  pubblicità sono infatti in genere richieste le seguenti abilità:

  • capacità di scrittura;
  • creatività;
  • saper lavorare sotto pressione e in tempi molto brevi;
  • ottima conoscenza di tutti i mezzi di comunicazione;
  • predisposizione ad imparare nuove lingue;
  • predisposizione ai rapporti con il pubblico;
  • empatia;
  • passione per le nuove tecnologie e interesse per le novità;
  • spiccate doti di comunicazione e persuasione;
  • ottime capacità organizzative;
  • capacità di lavorare in gruppo.

Come si può notare in modo piuttosto netto da quanto appena indicato, lavorare nella pubblicità implica il possesso di una serie di qualità personali. Esse definiscono il proprio profilo in maniera ampia e trasversale. D’altronde ciò ben si abbina ad un settore complesso e multiforme come quello pubblicitario.

Cos’è e come funziona un’agenzia pubblicitaria

Coloro che intendono avvicinarsi a questo mondo e intendono lavorare nella pubblicità, debbono sapere – almeno nelle sue linee essenziali – in che cosa consiste un’agenzia pubblicitaria.

L’agenzia di pubblicità si occupa delle attività di creazione, pianificazione e produzione di campagne pubblicitarie.  Suo obiettivo è quello di promuovere un brand, un’azienda o un prodotto con vari canali. Dalla carta stampata ai social network, dalla televisione ai siti web: oggi gli strumenti di azione non mancano.

In linea generale, un’agenzia pubblicitaria presenta:

  • Una vasta gamma di servizi legati alla pianificazione, gestione e valutazione delle campagne pubblicitarie;
  • Altri servizi di consulenza correlati alla comunicazione e all’immagine delle aziende clienti e dei loro brand.

Le agenzie pubblicitarie offrono vari servizi ai clienti. Tra i maggiori abbiamo: pianificazione dei media, ricerche di mercato, organizzazione eventi. Mentre alcune agenzie all’avanguardia offrono ai clienti servizi più specifici come ad es. direct marketing, design della comunicazione, brand identity e non solo.

La distinzione tra agenzia creativa e centro media

Da notare un dettaglio importante. Sulla scorta dei servizi che caratterizzano l’agenzia pubblicitaria, è possibile oggi distinguere due principali tipologie di agenzia pubblicitaria:

  • l’agenzia creativa (creative advertising agency);
  • il centro media (advertising media agency).

La differenza più evidente tra agenzia creativa e centro media è che la prima è focalizzata sulla costruzione del prodotto pubblicitario – il messaggio detto anche spazio pubblicitario – mentre per la seconda la produzione dello spot/inserzione (o del marchio/logo o della nuova immagine dell’azienda) è soltanto una delle tante attività da svolgere.

I centri media infatti si occupano di diffondere un marchio, al fine di farlo diventare popolare, ma anche di vendere prodotti, sollecitando l’opinione pubblica e facendo conoscere una nuova realtà imprenditoriale.

Lavorare nella pubblicità: le figure chiave del settore

Sopra abbiamo chiarito ruolo e funzione di un’agenzia pubblicitaria, ossia una struttura che si divide in diversi settori, a seconda delle sue dimensioni. Non dimentichiamo altresì che nelle agenzie pubblicitarie di maggiori dimensioni i principali reparti sono i seguenti: account, creative, produzione e amministrazione.

In particolare il reparto account cura in maniera specifica i rapporti con i clienti, coordinando tutto il processo di pianificazione e creazione di una campagna pubblicitaria. Mentre il reparto creativo, dopo aver ottenuto tutte le informazioni necessarie, si occupa invece di ideare la campagna pubblicitaria nelle sue varie fasi.

Vediamo ora le figure professionali più significative del mondo della pubblicità. Ricordiamo che nel settore è possibile sia essere assunti alle dipendenze, che lavorare come freelance con p. Iva.

L’art director

Si tratta di una figura professionale che deve essere in grado di supervisionare artwork, fotografie, campagne pubblicitarie e grafiche, per fare in modo che le immagini siano abbinate al meglio ai contenuti testuali. Egli realizza visual concept e si coordina nella sua tipica giornata lavorativa con figure complementari come editor, copywriter e photo editor. Si occupa di creare marchi o immagini dell’azienda e pianifica e realizza le campagne promozionali e pubblicitarie, negoziandone i costi. Di fatto costruisce il messaggio pubblicitario, ideandone i contenuti e la parte visuale.

Certamente siamo innanzi ad un lavoro molto complesso, che richiede varie competenze e una attitudine naturale. L’indole dell’art director deve essere creativa e fantasiosa.

Egli spicca dunque per versatilità espressiva che però può avere spazio, al di là delle attitudini naturali, soltanto se fondata su di una solida preparazione professionale. Ecco perché si rivela necessario svolgere un percorso all’interno dell’università e corsi specialistici, ma ciò che veramente conta è che il bagaglio informativo di supporto sia formato da arte, disegno, fotografia, graphic design e programmi di elaborazione grafica.

In un’epoca ormai totalmente digitale, la comunicazione e la pubblicità sono integralmente subordinate agli ausili tecnologici e dunque – per un Art Director – sono considerate essenziali le conoscenze dei principali software di grafica come InDesign, lllustrator e Photoshop.

Vero è che la maggioranza delle posizioni aperte per questa professione impongono come requisiti la notevole esperienza. Ecco perché è consigliabile iniziare il prima possibile a spedire il proprio CV per proporsi in tirocini formativi, in ruoli propedeutici alla professione come quelli di designer o assistant art director. Chiaro che nella redazione del proprio CV è basilare allegare un portfolio dei propri lavori digitali, in maniera da mettere in luce le proprie capacità e l’attitudine alla versatilità.

Considerando che si tratta di una figura professionale ad alta formazione e specializzazione, non sorprende che il suo stipendio sia piuttosto consistente. Si stima infatti un compenso annuo medio sui 30-35mila euro, ma per le figure più esperte si possono anche superare i 50-60mila euro.

Lo strategic planner

Lo strategic planner è un’altra figura apicale e occorre conoscerla se si vuole lavorare nella pubblicità. Essa si può trovare nel reparto planning di un’agenzia pubblicitaria.

Egli sviluppa quella che è definita un’analisi situazionale di una campagna pubblicitaria. In buona sostanza, considera la condizione dei consumatori, del prodotto, dell’impresa, della marca, del mercato e della concorrenza, sulla scorta degli obiettivi strategici e tattici dell’utente che ha commissionato la campagna stessa.

In altre parole, lo strategic planner è un designer di strategie. Lo strategic planner è una risorsa che lavora nella gestione del brand nel sistema mediatico e relazionale di riferimento. Pianifica le azioni di comunicazione di una marca, allo scopo di definirne le caratteristiche e accrescerne la visibilità.

Insomma, non è sufficiente avere intuito e qualche buona idea per creare o aumentare la notorietà di un’azienda, di un prodotto o un servizio. Sarà necessario piuttosto un quadro di competenze e conoscenze specifiche, ma anche un metodo progettuale. Tutto ciò è di competenza dello strategic planner.

Sul piano della formazione per questa professione, occorre dire che gli strategic planner di agenzia – non diversamente da altre figure che lavorano nella pubblicità – hanno una formazione culturale piuttosto eterogenea. Pensiamo a coloro che hanno studiato comunicazione, marketing, sociologia e media.

Da rimarcare che il ruolo degli strategic planner è divenuto sempre più centrale. Lo è ancor di pi con la crescita dell’articolazione dei mezzi di comunicazione di massa e delle discipline della comunicazione.

Ricapitolando, il ruolo dello strategic planner, dunque, è indicare strategia e direzione nell’ambito delle quali la specifica campagna pubblicitaria può andare a collocarsi con successo. Egli ragiona per obiettivi, su un’ottica a medio-lungo termine.

Si stima che il suo stipendio annuo sia mediamente sui 25-30mila euro, ma molto dipende ovviamente dal grado di esperienza ed è perciò possibile guadagnare anche di più.

Il media planner

Il media planner è un’altra figura cardine dell’agenzia pubblicitaria. Egli infatti è colui che pianifica i mezzi pubblicitari. Il media planner:

  • Considera il brief dell’azienda committente, ossia un documento in cui sono indicati gli obiettivi di una campagna pubblicitaria e tutte le informazioni utili per la sua realizzazione, target, obiettivi di marketing e budget a disposizione;
  • Definisce la pianificazione degli spazi pubblicitari sui mezzi di comunicazione (tv, stampa, radio, digital) ed eventuali attività non convenzionali.

In altre parole, funzioni del media planner saranno perciò quelle di:

  • Distribuire il budget pubblicitario di una campagna su vari media;
  • Conseguire, con ciò, il miglior rapporto costi/benefici e dunque il raggiungimento della massima copertura possibile del target di riferimento, nel modo più efficace e alla minor spesa possibile.

Effettuato il dettaglio della pianificazione pubblicitaria e predisposto così il documento di sintesi del piano mezzi (un documento che riassume gli elementi della campagna pubblicitaria quali mezzi/veicoli, concessionarie, formati dei materiali pubblicitari ecc.), il planner aspetta l’approvazione formale del cliente. Dopo l’ok, si muoverà per acquistare gli spazi pubblicitari dalle singole concessionarie.

Da notare che per questa figura le competenze informatiche sono fondamentali, in quanto dovrà usare giornalmente software appositi per il ruolo di media planner.

Ricapitolando, il media planner è la figura professionale che studia e pianifica la migliore distribuzione degli investimenti di comunicazione e effettua gli acquisti degli spazi pubblicitari sui distinti media, sulla scorta del target, dell’oggetto e del messaggio della campagna.

Lo stipendio annuo del media planner è stimato sui 30-35mila euro.

Il copywriter

Tutti coloro che intendono lavorare nella pubblicità, debbono sapere che anche quella del copywriter è una figura chiave. Egli infatti si occupa di curare la redazione di testi della campagna pubblicitaria, al di là dello specifico canale utilizzato.

In altre parole, il copywriter redige testi di annunci pubblicitari, brochure, le sceneggiature degli spot pubblicitari, o gli slogan pubblicitari. La finalità del suo lavoro è quella di convincere, persuadere le persone alle quali si rivolge il prodotto / servizio: esse debbono insomma convincersi che è proprio ciò di cui hanno bisogno. Ed è il copywriter colui che deve generare in loro detto convincimento.

Non bisogna dimenticare che uno spot, un annuncio pubblicitario o ogni tipo di contenuto prodotto per una campagna pubblicitaria è mirato ad una particolare tipologia di persone, che prende il nome di target. Con detto termine si intende infatti quella categoria di individui, per cui è pensato il prodotto o servizio alla base della campagna pubblicitaria.

Sul piano della formazione, sebbene non sia previsto un titolo di studio ad hoc, la formazione di un copywriter deve includere un percorso universitario che preveda almeno le conoscenze essenziali sul linguaggio del marketing, lingue straniere e materie umanistiche. Servono poi competenze informatiche ma serve soprattutto la gavetta in agenzia, grazie ad eventuali stage e periodi di formazione sul campo.

Lo stipendio di un copywriter è piuttosto interessante, così come per la generalità delle professioni del campo pubblicitario. Si può partire da circa 1.500-1.800 euro al mese, per salire fino anche a più di 3mila euro mensili.

Il content creator

In estrema sintesi si tratta della figura che definisce la grafica, le immagini e i contenuti, in modo che questi rendano più accattivante e convincente la pubblicità.

Egli, sulla scorta di un dettagliato progetto comunicativo, si fa carico di indicare i contenuti e di presentarli nella forma più idonea ed efficace. Il suo compito essenziale resta comunque quello di scrivere e comunicare con immagini, in maniera efficace e comprensibile al pubblico. Ecco perché i principali compiti del content creator attengono alla messa a punto di un progetto pubblicitario, e in esso sono definiti i destinatari, gli obiettivi, il tipo di linguaggio, i contenuti, la grafica e gli eventuali apporti multimediali.

Requisito fondamentale del content creator è un’ottima cultura di base, con una discreta conoscenza specialistica delle materie delle quali maggiormente si occupa. Come per tutte le professioni della comunicazione, è essenziale avere una buona dimestichezza con gli strumenti informatici e passione per le tecnologie. Videoscrittura e fogli elettronici, sistemi operativi, linguaggio HTML, oltre ovviamente alla conoscenza dell’inglese sono tutti elementi clou di questo lavoro. Richiesta flessibilità e capacità di adattamento, in considerazione dell’alta variabilità degli incarichi che si possono ricevere.

Anche per il content creator non esistono univoci percorsi di formazione. Ma vero è che per una buona preparazione culturale, sarà comunque utile aver ottenuto una laurea, preferibilmente in materie umanistiche, o anche tecniche.

Buone le prospettive di guadagno per un content creator, in quanto se per le figure junior lo stipendio mensile non supera i 1.300-1.500 euro, per le figure con esperienza – invece – il compenso annuo può arrivare a superare i 40mila euro. Ma molto dipende, ovviamente, anche dalla realtà in cui si lavora.

L’account

Completiamo la nostra rassegna delle maggiori figure chiave del mondo pubblicitario, focalizzandoci sull’account. Egli è figura professionale che si occupa dei rapporti con i clienti ed altresì della ricerca di nuovi clienti. Ha preparazione nell’ambito della comunicazione ma anche una buona indole da commerciale.

L’account, all’interno delle agenzie pubblicitarie ha dunque il ruolo di tenere i contatti con l’azienda-cliente. Perciò raccoglie e interpreta le richieste dell’azienda in oggetto, ne considera con attenzione i bisogni e necessità, possibilmente anticipandole.

Non solo. L’account pubblicitario usa le informazioni provenienti dal cliente (ad es. ricerche, piani di sviluppo prodotti, dati di marketing) e quelle interne all’agenzia (come ad es. studi di mercato) per giungere alla redazione di un piano di comunicazione dettagliato, coerente e attuabile.

Ecco perché non deve stupire che un account abbia anche un ruolo di coordinamento delle risorse specialistiche dell’agenzia (creativi, reparto media, ufficio ricerche, planner, produzione) e dei progetti che di volta in volta, segue. Egli di fatto partecipa al buon risultato della comunicazione effettuata per una marca, sia dal punto di vista strategico che dal punto di vista operativo.

Sul piano dei requisiti, un’impronta universitaria è un ottimo biglietto da visita, ma sicuramente uno stage in agenzia o in un’azienda – per imparare il come si fa e il come ci si comporta – è ancor più fondamentale.

I guadagni annui sono stimati in cifre in grado di superare i 30-40mila euro, ma variabili che determinano l’effettivo importo sono – come sempre – l’esperienza e le dimensioni della realtà presso cui si è attivi.

Lavorare in un’agenzia pubblicitaria: CV e lettera di presentazione

Nel mondo della pubblicità, e in generale in quello della comunicazione, la capacità di lasciare il segno fa la differenza e consente di emergere tra la concorrenza.

Pertanto, anche se si è alla prima esperienza, è bene unire al proprio CV – aggiornato e scritto correttamente – una buona lettera di presentazione. Qui emergerà la propria motivazione e la forza di carattere.

Laddove il candidato sia agli esordi della carriera, farà bene a realizzare un book sulla scorta di campagne pubblicitarie trovate sui giornali e modificate in modo personalizzato, al fine di renderle ancor più efficaci. Altra buona idea potrebbe essere quella di approntare degli spot pubblicitari frutto della propria invenzione, su prodotti esistenti. L’originalità e la capacità di stupire sono molto apprezzate in questo mondo. Lo sono specialmente da parte di chi si occupa di selezionare i profili più promettenti ed interessanti.

Una volta messo a punto un buon materiale da proporre in candidatura, l’interessato a lavorare nella pubblicità dovrà inviare il proprio CV e tutti gli allegati direttamente ai direttori creativi delle varie agenzie. Per questa via, sarà infatti possibile presentare il proprio portfolio.

Quasi superfluo dire che un profilo con esperienza ed un articolato catalogo di lavori svolti, sarà in grado di fare la differenza. Potrà contare su un buon numero di possibilità di avviare un rapporto di lavoro soddisfacente e remunerativo.

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