Carburante, il tema è ancora caldo: quanto guadagnano i benzinai?

Carburante, i prezzi prima scendono poi risalgono; la questione è lontana dall’essere risolta. In tutto questo, quanto ci guadagnano i benzinai?

Le associazioni dei benzinai sono in protesta. Il tema “carburante” sembra una farsa che prende in giro automobilisti e rivenditori. Qual è la verità?

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La guerra in Ucraina e il mancato rifornimento di petrolio e gas sta causando seri problemi in tutta Europa. Dopo la pessimistica previsione del razionamento o del blocco del diesel, arriva una considerazione che sembra smontare le illusioni degli italiani dopo il taglio delle accise indetto dal Governo solo pochi giorni fa. Neanche 48 ore dopo l’annunzio della riduzione di 30,5 centesimi su benzina e diesel, in molte città i prezzi sono ricominciati a salire. Una presa in giro per tanti, un serio problema su cui non scherzare per altri. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo e qual è il motivo del nuovo aumento.

Carburante, il sali-scendi non piace agli italiani

Prima il taglio delle accise sul carburante e dopo poche ore un nuovo aumento. Le direttive del Governo sembrano non interessare i rifornitori di diesel e senza piombo che disilludono gli automobilisti. Eni, ad esempio, ha optato per un aumento di 6 centesimi la litro rispetto a quanto fissato per benzina e gasolio. Il motivo? Il forte rialzo delle quotazioni dei carburanti sui mercati internazionali. Non solo Eni, tante altre compagnie provvederanno nel fine settimana a modificare i prezzi riservando brutte soprese a tanti automobilisti.

Le stime dell’ultima settimana sono di un aumento di 10 centesimi al litro per la benzina e di 24 centesimi per il gasolio. Lo sconto fiscale deciso dal Governo, dunque, va a perdere circa un quinto di quanto stabilito e non è detto che nei prossimi giorni il divario aumenti ancora. Sicuramente tante pompe si adegueranno alle decisioni prese da Eni dato che è considerato il price marker del mercato italiano.

Quanto guadagnano i benzinai dal rialzo?

Se il taglio delle accise sul carburante è stato apprezzato dagli automobilisti, lo stesso non può essere affermato per i benzinai. Il settore, infatti, è in crisi e necessita di interventi di sostegno e non di decreti non perfettamente formulati che gravano ulteriormente sulla categoria. Occorre considerare che solo la settimana scorsa i grossisti di prodotti petroliferi e i rivenditori finali hanno speso del denaro per acquistare tonnellate di prodotto con l’accisa piena. Ora, il valore di ciò che hanno nei serbatoi è decisamente inferiore.

Da qui la protesta delle più importanti associazioni di benzinai, Figisc, Faib e Fegica. Cercano una compensazione che nel Decreto non è presente. Approvano il taglio delle accise per calmierare i prezzi ma nello stesso tempo cercano un sostegno per regolare il rapporto tra gestore e fornitore dell’impianto che non c’è. Infine, le associazioni sottolineano come il ribasso fiscale di 30,5 centesimi sia dieci volte superiore al margine medio di 3,5 centesimi al litro volto a ripagare il lavoro del benzinaio. Tra manutenzione, spese di amministrazione, elettricità, commissioni e altri oneri, quei 3,5 centesimi subiscono una riduzione del 77%.

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