Da Buono fruttifero a pentola d’oro: cosa può succedervi se avete questo

Investire in lire e tornarsene a casa con decine di migliaia di euro. A una donna è successo, con questo particolarissimo Buono fruttifero.

 

E’ curioso notare come nel mare magnum di offerte di investimento, a livelli più o meno elevati, i risparmiatori conservino ancora una fiducia pressoché intatta nei Buoni fruttiferi.

Buono fruttifero oro
Foto © AdobeStock

Uno strumento che, tuttora, rivaleggia alla grande con Etf ed Nft vari, incassando maggiori consensi persino di tecniche di investimento più moderne e, magari, più remunerative. Il punto è che gli investitori, specie in questo momento storico, cercano prodotti che possano garantire rendite sicure, magari non elevatissime ma senza rischi di sorti, né in eccesso né in difetto. In questo senso, i Buoni fruttiferi garantiscono il mix perfetto. Da un lato la garanzia statale, dall’altro la possibilità di depositare qualsiasi somma, anche non troppo alta, con la certezza che a tot anni rientrerà un discreto quantitativo di denaro.

In pratica, per chi non è avvezzo alla finanza o non è in grado, per volontà e competenze, di cimentarsi in Borsa, ecco uno strumento facile e conveniente. E’ vero, al momento della riscossione non si intascheranno cifre folli ma semplicemente quel plus guadagnato grazie ai tassi applicati al prodotto. E questi variano a seconda del Buono e della sua durata. Chiaro che più soldi e più tempo si mettono e maggiore sarà il ricavo al ritiro. Senza dimenticare che, alla scadenza, bisognerà ricordarsi di ritirare il proprio denaro. Trascorsi dieci anni, il Buono si prescriverà e tornerà alle casse statali.

Chi ha questo Buono fruttifero è fortunato: ecco perché

Non stiamo parlando di uno strumento moderno o di nuova costituzione. Anzi, spesso è proprio il Buono fruttifero in sé a diventare una miniera d’oro. Soprattutto i vecchi Buoni cartacei, passati un tot di anni dalla loro emissione, acquistano quasi un valore storico. E, a volte, anche le circostanze possono aiutare. Basti pensare a quanto accaduto a una donna che, a suo tempo, ha investito ben 5 milioni di lire su un Buono fruttifero cartaceo e, al momento della riscossione, è tornata a casa con un rimborso di 26 volte tanto. Una combinazione di fattori, in questo caso, ha fatto la differenza. Perché di Buoni ne esistono diversi e tutti con un loro rendimento. Uno di essi, però, ha letteralmente fatto la storia.

Si tratta del Buono fruttifero della serie Q, emesso nel 1986 e successivamente sostituito da quelli della serie P. Alcuni di questi, però, sono stati messi in circolazione semplicemente apponendo il timbro “P”, mantenendo praticamente inalterati i valori di rimborso dei precedenti. Per questo alcuni risparmiatori hanno ottenuto, come in questo caso, un rimborso stellare. Un risultato frutto in realtà di una disputa legale, visto che oltre 3 mila risparmiatori hanno citato Poste Italiane, chiedendo il rimborso della serie Q secondo gli scatti previsti (9%, 11%, 13%, 15%). Richiesta accolta dai giudici che, infine, hanno obbligato Poste a procedere con i rimborsi. La signora in questione, dai 5 milioni investiti, dopo 30 anni è tornata a casa con 65 mila euro. Decisamente niente male.

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