Pensioni basse, ecco l’alternativa: come alzare davvero l’assegno

In alcuni casi, gli importi delle pensioni non arrivano nemmeno a superare i 500 euro al mese. La soluzione dell’incremento al milione diventa vitale.

 

E’ inutile nascondercelo. Non tutte le pensioni sono sufficienti a garantire una vita dignitosa. Anzi, la maggior parte dei pensionati italiani ne percepisce una decisamente bassa.

Aumento pensione
Foto © AdobeStock

La questione delle pensioni basse non è cosa di oggi. La maggior parte degli ex lavoratori che beneficia di un trattamento lo fa non salendo nemmeno al di sopra dei 1.000 euro. Statistiche che l’Inps non nasconde, anzi. L’Istituto cerca di ovviare al problema mettendo a disposizione degli strumenti di integrazione, necessari nei casi in cui l’importo non va oltre i 500 euro al mese. Casi estremi ma che, purtroppo, sono tutt’altro che infrequenti.  E’ chiaro che, in queste circostanze, gli strumenti di integrazione diventano un tassello indispensabile per mantenere non uno standard di vita dignitoso ma uno standard e basta.

In ballo c’è un vecchio provvedimento risalente al Governo Berlusconi, denominato “incremento al milione”, ossia una maggiorazione sociale utile per arrivare a 651,51 euro al mese. Ossia l’equivalente del vecchio milione di lire. La pratica dell’aumento, però, deve tenere conto di alcune condizioni reddituali precise, in base alle norme contenute nell’articolo 38 della Legge 448/2001. La prima condizione riguarda lo status dei pensionati che fanno richiesta: la loro pensione originaria dev’essere inferiore alla somma corrisposta con l’incremento al milione.

Pensioni basse, soluzioni per alzare l’assegno: come funziona l’incremento al milione

La condizione base, tuttavia, non concede di per sé l’aumento. Anche il piano reddituale personale dovrà essere tenuto in considerazione, anche in cumulo con quello del coniuge se presente. L’obiettivo dell’incremento, infatti, è migliorare standard di vita che non potrebbero esserlo con nessun altro strumento. Inoltre, anche se il ventaglio dei beneficiari è piuttosto ampio (pensioni di vecchiaia e anticipata), difficilmente un lavoratore che ha usufruito di un pensionamento anticipato prende un assegno più basso del vecchio milione di lire. Effettivamente, con 42 anni e 10 mesi di contributi minimi versati, l’assegno dovrebbe essere conseguentemente entro certi standard. Non così per le pensioni di vecchiaia, le più soggette alla piaga degli assegni bassi.

L’Inps prevede la possibilità del cosiddetto incremento al milione, tenendo però presente anche l’età del pensionato. Non saranno concessi aumenti ai richiedenti al di sotto dei 70 anni di età. Tuttavia, in base ai versamenti dei contributi, il pensionato potrebbe ottenere una sorta di scorciatoia: ogni 5 anni di contributi, l’età minima riconosciuta per l’erogazione dell’integrazione scende di un anno. Non si potrà comunque scendere al di sotto dei 65 anni, per un cumulo minimo di 25 anni do contributi versati. Per quanto riguarda il reddito, quello personale non dovrà superare gli 8.476,26 euro, mentre quello cumulativo con il coniuge dovrà restare entro quota 14.459,90 euro. I redditi esenti da Irpef saranno anch’essi inclusi nel calcolo.

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