Pensioni basse, il futuro è un’incognita: si profila lo scenario peggiore

Per le pensioni dell’immediato futuro il quadro è abbastanza sconfortante. La pensione sociale potrebbe perfino essere più alta di quella effettiva.

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E’ la paura di quasi tutti i contribuenti, specie quelli più giovani. Ritrovarsi a una certa età e con una certa dose di contributi alle spalle, e non averne a sufficienza per godersi un’adeguata pensione. Un brutto scenario, certamente. E per parecchi lavoratori nemmeno tanto inverosimile. Spesso, infatti, le ultime generazioni hanno iniziato tardi il proprio lavoro (o comunque successivamente rispetto a una o due generazioni prima), per motivi di studio, di crisi o di semplice difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro. Ed ecco che, senza troppi arabeschi, si dipinge un quadro sconfortante.

E a supportarlo arrivano i numeri. Per un’estesa categoria di lavoratori lo scenario del prossimo futuro parla di pensioni basse. In alcuni casi molto basse. Non per tutti naturalmente, ma per tanti il rischio c’è. Si salverà chi ha ottenuto impieghi nel settore del pubblico impiego, ma per tutti gli altri, soprattutto gli iscritti alle casse autonome, si profila un futuro pieno di incognite. Senza contare coloro che, per le suddette ragioni, ai 30-40 anni di contributi non sono riusciti ad arrivarci nonostante l’età.

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Pensioni basse, il futuro è un’incognita: pensioni sociali più alte?

Il punto è capire cosa accadrà di qui a qualche mese, quando sarà operativa la riforma delle pensioni. Resta comunque difficile che si arriverà a un’impostazione tale da garantire il raggiungimento degli anni di contributi necessari prima di una certa età. I motivi sono diversi, dall’innalzamento dell’età lavorativa fino alla crisi di alcuni settori. In ottica futura, probabilmente verrà meno il sistema delle liquidazioni miste fra quota A (retributivo) e quota B (contributivo). Il che, di fatto, farà sì che per il calcolo delle pensioni sarà applicato esclusivamente quest’ultimo sistema. Una brutta notizia per chi ha iniziato (per ogni ragione, ribadiamo) più tardi a mettere a referto anni di contributi.

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In questo senso, il controllo dei versamenti effettuati dev’essere una costante, oltre che una necessità. Questo a scanso di equivoci, di mancanze al momento del calcolo che potrebbero costare carissime. Peggiorando quanto è già peggiorato nel corso degli anni. Tralasciando imprevisti, pur sempre possibili, il problema più serio potrebbe manifestarsi nel momento in cui i contributi versati siano pochi o pari a zero al compimento del 67esimo anno di età. La pensione sociale, con la Legge 448/2001, è stata innalzata a 190,26 € al mese, 648,26 per 13 mesi, 8.427,38 € annui. Su un montante contributivo di 100 mila euro, l’importo massimo liquidabile sarebbe di 5.575 €, per 428,28 € mensili. In pratica, la pensione effettiva sarebbe meno di quella sociale.

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