Oro, il paracadute anti-inflazione: qual è il rischio di un investimento

In tempi di inflazione, l’oro resta una buona alternativa di investimento. Al momento, però, le variabili impazzite sono diverse. E alcuni fattori vanno considerati.

 

Forse non è il miglior periodo per parlare di investimenti. Ma anche in momenti di crisi c’è chi è disposto a correre qualche rischio, per evitare che i propri risparmi possano subire i contraccolpi di un periodo di flessione generale dell’economia.

Oro investimento
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Durante un periodo di criticità finanziaria, infatti, nemmeno il proprio denaro personale può dirsi al sicuro. I rischi sono sempre i soliti: tasse sul patrimonio, costi in salita delle giacenze e scarsi (o azzerati) profitti derivanti da qualsiasi tipo di investimento. Il discorso della prudenza è comprensibile e regge benissimo in un momento storico in cui anche le più piccole somme possono fare la differenza. E’ pur vero, però, che anche in periodi di inflazione e crisi diffusa esistono dei settori che tengono botta alla negatività, tanto da essere i canali privilegiati anche dai grandi azionisti. Una sorta di appiglio a cui aggrapparsi anche se, in passato, ha magari registrato qualche flessione.

Il riferimento è all’oro e alle sue rendite finanziarie. Se qualcuno avesse avuto l’ardimento di investirci un anno fa, ora si starebbe godendo un guadagno di più del 20%. Negli ultimi dodici mesi, infatti, le quotazioni hanno raggiunto picchi notevoli a fronte di un periodo di inflazione, registrando un +13%, ossia sfiorando quasi i 2 mila dollari. Del resto, investire sull’oro è una delle strategie principali in tempi di magra economica e di tensioni a livello geopolitico. A fare da traino in questi mesi è stata la reflazione, ovvero le strategie adottate per venir fuori dalla crisi pandemica. Questo perché, dopo il lockdown e la fine delle varie restrizioni, la domanda ha accelerato decisamente di più rispetto all’offerta.

Investire in oro: perché rende e quali sono i rischi

E’ stato un anno piuttosto performante per l’oro, nonostante la concorrenza. Anche se gli effetti dell’ultima crisi sono stati evidenti, coi prezzi delle materie prime saliti vertiginosamente di quasi il 45%. Un effetto ulteriormente rafforzato dal conflitto in Ucraina, che ha giocoforza sollecitato i mercati senza garantire stabilità alcuna. Sta di fatto che, sommando il tutto alla regressione degli ultimi due anni, gli esperti delle banche centrali sono ormai concordi nel definire l’inflazione non più provvisoria, proprio per l’incertezza degli scenari geopolitici (e quindi finanziari). In pratica, se gli stimoli monetari della reflazione hanno fin qui funzionato, ora come ora potrebbero beneficiarne più i bond che l’oro, che si ritroverebbe in penuria di cedole.

Va meglio, però, sul campo dei rendimenti nominali. Ad esempio, a fronte di un 1,60% di un anno fa, oggi il Treasury a 10 anni rende al di sotto del 2,10% ma con un’inflazione americana che ormai ha raggiunto quota 8%, rispetto al 2% scarso del 2021. Investire in oro, quindi, si conferma una scelta plausibile in periodi di inflazione. Specie se il dollaro (e le valute in generale) dovessero arretrare da qui a qualche mese. Il mix fra pandemia e crisi bellica ha convinto le multinazionali a ridurre la lunghezza delle catene di produzione. Questo significa che, rispetto al recente passato, luoghi di realizzazione e consumo si troveranno decisamente più vicini, con un riflesso evidente sui costi, inevitabilmente in salita. L’oro resta quindi una buona alternativa ma con un rischio ben preciso, ossia quello di assistere a un’altalena delle quotazioni da qui a breve termine. In sostanza, pur restando una valida soluzione per proteggere i risparmi, il guadagno immediato non sarebbe garantito. Tutt’altro.

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