Reddito e Pensione di Cittadinanza, ecco perché in migliaia devono temere il peggio

La variazione degli importi di Pensione e Reddito di Cittadinanza spaventa i contribuenti. Ecco chi corre il rischio della decurtazione. O della revoca.

 

Ancora una novità in arrivo per il Reddito di Cittadinanza. Dopo lo scivolone sugli importi di febbraio, prossimi a essere integrati per chi li ha ricevuti in forma ridotta, l’Inps torna a bussare ai beneficiari.

Reddito di Cittadinanza
Foto © AdobeStock

Qual è il rischio stavolta? Sembra che la nuova circolare in merito dell’Istituto di previdenza sociale abbia a che fare con l’aumento delle pensioni di invalidità. Una situazione abbastanza paradossale ma solo fino a un certo punto. Numerosi contribuenti che beneficiano della misura, infatti, si sarebbero rivolti ai loro Comuni perché preoccupati dalla possibile variazione degli importi della rata sia del Reddito che della Pensione di Cittadinanza. La scorsa settimana, infatti, l’Inps ha comunicato la variazione degli importi in quelle circostanze in cui il cumulo dei benefici ha superato le somme previste dalla normativa. Comportando in alcuni casi la decadenza. Ragione del nodo, una precisa considerazione da parte dell’Istituto.

Il quale, secondo quanto riferito in una missiva al ministro del Lavoro Orlando, inviata dal sindaco di La Spezia, Pierluigi Peracchini, avrebbe considerato l’aumento delle pensioni di invalidità come reddito familiare. Una circostanza che, in realtà, non avrebbe dovuto verificarsi visto che lo stesso Inps aveva fatto sapere che, contrariamente ai programmi iniziali di qualche mese fa, gli importi in questione non avrebbero influito sull’Isee finale. Il passaggio da 288 euro a 651, invece, per alcuni beneficiari del Reddito di Cittadinanza avrebbe significato l’aumento dell’Isee, con decurtazione o persino revoca degli importi.

Reddito di Cittadinanza e pensione di invalidità: il nodo da sciogliere

In pratica, le cifre che non dovrebbero essere considerate nel reddito complessivo, sembra che vi siano invece finite dentro. L’aumento dell’indennità percepita per invalidità, quindi, avrebbe sostanzialmente provocato l’annullamento (in alcuni casi) di un altro beneficio. Secondo quanto spiegato dall’Inps in un messaggio sul tema, la determinazione della rata mensile del Reddito di Cittadinanza è determinata in base al reddito familiare (indicato dall’importo finale dell’Isee). Sommando redditi percepiti e trattamenti esenti. Niente di strano, se non che gli importi a cui si fa riferimento, quelli dei due anni antecedenti alla Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu), includono tutti i trattamenti di ogni componente del nucleo familiare. L’anno di imposta in oggetto è il 2020.

E’ pur vero che la normativa tiene conto degli aggiornamenti sui trattamenti assistenziali percepiti. In sostanza, se nell’anno 2020 era percepita un’indennità che nel 2022 non fa più parte dei benefici del nucleo, dovrà essere tenuta in considerazione la situazione dell’anno in corso. In sostanza, l’errore non sarebbe tanto dell’Inps quanto del mancato aggiornamento della situazione familiare in termini di incentivi percepiti. Gli aggiornamenti effettuati dall’Istituto riguardano infatti anche le tipologie di trattamento assistenziale fino a oggi non rivalutate al fine della determinazione del reddito. E, quindi, delle rate del RdC. La regola in questione riguarda tutte le maggiorazioni sociali, non solo quelle legate alla situazione di invalidità.

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