Russia e Ucraina, il conflitto fa paura: perché rischiano anche i risparmi

Mentre infuria il conflitto sul fianco orientale, i mercati continuano a subire la crisi ucraina. Eppure, la discesa dei prezzi potrebbe creare nuovi spiragli.

 

La guerra bussa a tutte le porte. Lo scotto che esige non è solo in termini di vite umane ma anche sul fronte commerciale ed economico. E gli effetti diretti della crisi in Ucraina iniziano a farsi sentire. Senza che al di fuori dei confini ucraini sia stato sparato un solo colpo.

Risparmi guerra Ucraina
Foto da Pixabay

L’Occidente trema. Per il fallimento (l’ennesimo) dei tentativi di mediazione diplomatica ma anche per i probabili contraccolpi economici del conflitto russo-ucraino sull’Europa. Sia per quello che, tutt’oggi, resta il filo diretto di approvvigionamento di materie prime (soprattutto il gas) che per gli effetti delle sanzioni applicabili qualora Mosca decida di non fermare la sua offensiva. Uno scenario tutt’altro che scontato, anche se nelle ultime ore il Cremlino aveva aperto alla richiesta del presidente ucraino, Zelensky, di una trattiva. Il terreno prescelto era quello di Minsk, capitale della Bielorussia, dove nel 2014 erano già stati stipulati gli accordi, mai rispettati, per il cessate il fuoco nel Donbass. Uno spiraglio che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto condurre a un confronto volto a interrompere le ostilità. Come sempre, però, a farla da padrone saranno gli interessi in gioco.

I quali, per il momento, al netto delle deboli rivendicazioni territoriali e delle pretese di “difesa della sicurezza nazionale”, sembrano perlopiù di natura economica. La mattinata della Borsa è stata nuovamente all’insegna della tensione. I titoli di Stato e tutte le attività dei listini hanno fatto i conti con le incertezze dovute al conflitto sul fianco orientale, a cominciare dalla discesa dei prezzi e dalle perdite in serie. Una situazione fosca che potrebbe portare gli investitori a cedere alla tentazione di ritirare quanto possibile e darci un taglio prima del crollo totale delle azioni. Al momento, però, gli esperti consigliano di tenere botta e ad aspettare prima di vendere.

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Guerra in Ucraina, cosa succede agli investimenti

Al momento, le tensioni geopolitiche e militari rendono i mercati instabili. Anzi, poco dopo l’annuncio di una possibile trattativa, Putin ha anche rincarato la dose, invitando i militari ucraini a ribellarsi al proprio Governo. Eppure, quasi per paradosso, i broker e gli analisti finanziari stanno registrando un movimento piuttosto singolare sugli investimenti. Le perdite piuttosto ingenti accumulate nella giornata di ieri, infatti, hanno provocato quello che in finanza viene definito l’effetto “palla di neve”. Ovvero, la discesa repentina dei prezzi ha fatto sì che, per un potenziale investitore, le prospettive si facciano ora interessanti. Uno scenario già visto a marzo 2020, ovvero nel momento più complicato della pandemia, quando numerosi investitori hanno fatto marcia indietro, lasciando a una ridotta minoranza un piatto estremamente ricco in pochi mesi.

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Ci sono però altri aspetti da tenere in considerazione. Innanzitutto la forte quantità di denaro liquido immessa dalle banche centrali dopo il riacquisto dei titoli azionari. Una massa di fondi che potrebbero consentire a chi ha mancato i rialzi precedenti di rientrare quando ce ne sarà l’occasione. Anche perché, nei prossimi giorni, i prezzi sono destinati a scendere ancora. Tutto, però, dipenderà dalla durata della guerra. Ed è chiaro che un conflitto come quello che interessa due Stati di grande importanza sugli scenari energetici, possa in ogni momento cambiare gli scenari di mercato, soprattutto nell’ottica delle sanzioni. Inoltre, è probabile che la crisi ucraina possa costringere la Bce a rivedere i suoi piani per il 2023, lasciando libertà di manovra sul piano monetario sia ai più prudenti che ai più coraggiosi. Ieri, con lo spread a 163 punti base, è arrivato il primo indicatore sulla frenata dei rialzi dei tassi. Il potere di acquisto si è concentrato sui prezzi più alti con gli interessi più bassi. Forse per un rischio minore.

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