Pensione di invalidità per diabete: con quali tipologie scatta il diritto

Il diabete viene inquadrato dall’Inps in tre fasce di invalidità, in base ai sintomi che provoca nel paziente. I casi più gravi consentono agevolazioni proporzionate. 

 

Una malattia logorante, in grado non solo di compromettere ma anche di peggiorare radicalmente la vita di chi ne soffre. Il diabete, nelle sue varie forme, colpisce duro e con effetti potenzialmente devastanti.

Diabete pensione invalidità
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Alcune tipologie possono essere gestite. Altre, invece, nonostante gli interventi possono finire per compromettere irrimediabilmente la salute del paziente. Non è un caso che la legge garantisca per i soggetti che combattono con la patologia degli aiuti specifici. Necessari non solo per le limitazioni che il diabete può portare nella vita quotidiana ma anche per i farmaci che possono essere necessari per contrastarlo. La tabella dell’Inps inquadra tutte le varie forme della malattia, riconoscendo a seconda di esse una percentuale di invalidità. In base ai sintomi patiti, infatti, il soggetto si ritrova fortemente compromesso nella gestione della propria vita.

E non solo per la necessità di adattare ai suoi ritmi di vita una terapia imprescindibile. La patologia ostacolo in modo sensibile sia l’attività lavorativa che le mansioni quotidiane, al pari delle peggiori malattie invalidanti. In questo senso, al fine dell’ottenimento di indennità come la pensione di invalidità, vengono considerati i parametri della tabella di riferimento, in base ai sintomi e alle limitazioni che la tipologia di diabete comporta. E riscontrabili nello stato psicofisico del paziente. Chiaramente, più sarà la compromissione e più saranno i sussidi economici erogati, anche sul piano delle agevolazioni fiscali.

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Diabete, i criteri di erogazione dei sostegni

La pensione di invalidità figura fra le agevolazioni concesse ma non per ogni tipologia di diabete. L’Inps ne riconosce tre in tutto, alle quali corrispondono fasce di percentuali di invalidità comprese fra il 41% e il 100%. La fascia più elevata, come intuibile, significa che gli effetti del diabete sono più consistenti e spesso irreversibili. Di conseguenza, le agevolazioni previste sono pensate di conseguenza. Il diabete mellito, in questo senso, è l’unico a essere incluso fra il 91% e il 100% di invalidità. A questo stadio, infatti, possono manifestarsi forme acute di nefropatia ma anche retinopatia proliferante, maculopatia o arteriopatia ostruttiva, finanche emorragie vitreali. Sintomi che compromettono in modo estremo il regolare scorrere della vita di tutti i giorni.

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La gravità della patologia, dal punto di vista lavorativo, può ridurre in modo sensibile o addirittura del tutto le capacità del paziente che ne soffre. Il diabete mellito, peraltro, prevede la necessità di cure continue e addirittura assistenza domestica continuativa da parte di personale adibito o familiari. Questo perché, a tale stadio, il diabete può limitare quasi totalmente anche le normali attività casalinghe. Chi ne soffre può quindi richiedere la pensione di invalidità che, per l’anno 2021, si attestava a 287,09 per 13 mensilità, con limite di reddito annuo non superiore a 16.982,49 euro. In condizioni di particolare compromissione, l’importo può salire con le dovute maggiorazioni. Questo non toglie che anche le altre tipologie della malattia consentano delle agevolazioni.

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