Guai in vista per il vino italiano: l’Unione europea spiazza tutti

Per i produttori di vino c’è il rischio del “bollino nero”. Secondo un recente studio, l’allarme sarebbe legato al rischio cancerogeno. Ma i produttori protestano.

 

Il consumo eccessivo di alcol potrebbe non solo nuocere alla salute ma anche portare a delle condizioni irreversibili. Qualcosa che si impara da bambini e che, naturalmente, è collegato all’abuso di bevande che contengono dei gradi alcolici.

Vino bollino nero
Foto © AdobeStock

E dal momento che, secondo un report dell’Unione europea, le morti riconducibili al consumo eccessivo sono tutt’altro che infrequenti, a livello comunitario si sta cercando di imprimere una sterzata volta a scoraggiare il ricorso agli alcolici. Una normativa in fase di studio, preceduta da una campagna di sensibilizzazione decisa dalla Commissione europea per prevenire i danni causati da tali bevande. Una serie di misure che coinvolgeranno tutti i produttori, da quelli ferrati sul ramo dei liquori fino all’aziende vinicole. E a questo proposito, le buone intenzioni dell’Ue rischiano di trasformarsi in un cattivo affare per il settore della viticoltura, specie per il Made in Italy.

Non è un mistero che l’Italia sia famosa nel mondo per le sue tradizioni gastronomiche. E anche sul piano dell’enologia non scherza. Il vino nostrano è fra i più apprezzati nel mondo e anche gli italiani stessi dimostrano una buona predisposizione al consumo. E’ chiaro che, trattandosi di una bevanda con gradazioni alcoliche anche consistenti (seppure nemmeno lontanamente ai livelli di liquori e superalcolici), il consumo dev’essere calibrato e mai eccessivo. Una regola che vale per tutti ma che, finora, non si pensava potesse finire per minare uno dei comparti produttivi più noti e remunerativi del nostro Paese.

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Vino, l’Europa lancia l’allarme: cosa potrebbe accadere

Il report dell’Unione europea ha messo una grossa pulce nell’orecchio dei consumatori. Ma anche i produttori sono rimasti interdetti. Secondo gli analisti della Commissione, infatti, le cause di morte più frequentemente riconducibili al consumo di alcolici sarebbero da ricercare nel cancro (29%), nella cirrosi epatica (20%), in patologie cardiovascolari (19%). A queste vanno aggiunte cause legate a lesioni e incidenti (18% dei decessi). In pratica, dall’inchiesta emergerebbe che una buona percentuale di morti connesse all’alcol sarebbe da imputare all’insorgenza di tumori. Un dato che la Commissione europea ha preso molto seriamente, tanto da fissare l’obiettivo, entro il 2025, di ridurre almeno del 10% il consumo dannoso di bevande alcoliche. La strategia dovrebbe seguire mosse come l’aumento della tassazione su tali prodotti e limiti alle pubblicità, sia per i liquori che per birra e vino.

Rischio bollino nero

Esiste quindi un rischio seriamente concreto che il cosiddetto “bollino nero”, quello che per intenderci si applica sulle sigarette come contrassegno del rischio cancerogeno, venga applicata anche ad altri prodotti. Al momento, è il Nutri-Score (un’etichetta colorata) a dividere i cibi considerati sani da quelli meno sani. Il sistema, attivo dal 2013, assegna un colore in base al giudizio degli esperti sulla bontà dei cibi consumati, in base a un’apposita tabella nutrizionale. Il calcolo si fonda su parametri quali Valore energetico, zuccheri, sale, fibre, proteine e acidi grassi saturi. Una strategia di verifica alla quale l’Italia ha per il momento opposto un rifiuto, per un motivo di eccessiva semplificazione. Questo perché, ad esempio, non vi sono sostanze che siano dannose per tutti o, viceversa, consigliabili in modo esclusivo. In pratica, il suggerimento è di basare tutto sull’equilibrio della dieta.

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Il Nutri-Score, per ora, non prevede colori che vadano oltre il rosso (che contrassegna cibi ritenuti meno sani). Il timore dei produttori di vino, invece, è che la nuova etichetta, distinta dalla lettera F, venga posta per indicare la presenza di sostanze cancerogene. Un contrassegno che riguarderebbe praticamente ogni bevanda con presenza di alcol, proprio sulla base dell’analisi di Lancet, risalente a quattro anni fa. I ricercatori, in quel caso, spiegavano come nessuna quantità di alcol potesse essere definita sicura. La proposta andrà sul tavolo dell’Europarlamento il 15 febbraio prossimo, con un appello dei produttori di vino alla ragionevolezza. La categoria, infatti, chiede di non considerare un alimento cancerogeno al pari di un pacchetto di sigarette. L’allarme arriva anche dall’Unione italiana vini (Uiv): “Andrà in scena l’inizio della fine del vino italiano”.

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