Disoccupato a un passo dalla pensione: le soluzioni anti-beffa

La disoccupazione a 2 o a 5 anni dalla pensione. Una situazione resa più frequente dalla crisi ma che può essere risolta. Anche favorendo i giovani.

 

Ritrovarsi senza lavoro è qualcosa che destabilizzerebbe chiunque. La consapevolezza di non poter contare su uno stipendio equivale a sentirsi impotente di fronte alle problematiche della vita.

Disoccupazione pensione
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Un’eventualità, la disoccupazione, che forse può essere meglio affrontata quando si ha la giovane età dalla propria. Anche se l’interruzione a tempo indeterminato dell’attività lavorativa potrebbe avere risvolti pesanti sulla pensione. Tuttavia, ritrovarsi in disoccupazione passati i cinquant’anni è decisamente altra cosa. Proprio perché, a fronte magari di un curriculum più ricco, si andrebbe in deficit per quanto riguarda l’età anagrafica. Una beffa ancora peggiore, inoltre, sarebbe il diventare disoccupati a fronte di una vita intera di contributi versati, tanti da aver consentito quasi di raggiungere l’età della pensione.

Una soluzione abbastanza semplice sarebbe l’uso della Naspi, ovvero dell’indennità di disoccupazione. Dal momento che la sua durata è di 24 mesi, però, tale possibilità sarebbe valida solo nel caso in cui mancassero due anni all’ottenimento del trattamento pensionistico. Ad altre condizioni, invece, è possibile fare ricorso a strumenti come l’Ape Sociale per le pensioni anticipate o all’Isopensione. Ma, come detto, sono i requisiti a fare la differenza. Il problema è che a un’eventualità simile non solo occorre pensarci ma, vista la situazione portata dalla pandemia, è probabile che qualcuno si sia ritrovato a viverla sulla sua pelle.

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Disoccupazione a 2-5 anni dalla pensione: come uscirne

Una simile situazione avrebbe inevitabilmente il sapore di un paradosso. Essere arrivati a un passo dall’agognata pensione e, magari per colpa di una crisi economica, ritrovarsi a non poter raggiungere l’obiettivo, nonostante sia ormai così vicino. Il tessuto occupazionale nel nostro Paese inizia leggermente a rinforzarsi ma restano ancora parecchie incognite legate al lavoro per i più giovani. Il che pone il problema della pensione sotto una luce differente.

Quando però è un lavoratore di età più avanzata a restare a piedi, il danno può essere doppio e proprio per i motivi di cui abbiamo parlato. Le ripercussioni della crisi in atto e quelle legate alla precedente (non del tutto superata) si sono fatte sentire su quasi ogni classe di lavoratori. E la disoccupazione è diventato un problema decisamente urgente, andando ad abbracciare diverse fasce d’età e proprio nel momento in cui si stava cercando di superare definitivamente le scorie delle flessioni precedenti.

Ape Sociale e isopensione

La pensione di anzianità, al momento, richiede il compimento di 67 anni e il raggiungimento di almeno 20 di contributi. Una disoccupazione a due anni dal traguardo, come detto, può essere elusa con l’aiuto della Naspi. Altrimenti, in un lasso di tempo compreso fra 2 e 5 anni al trattamento, meglio battere altre strade. Se la Naspi funge di fatto da “scivolo” per passare alla pensione senza di fatto riprendere l’attività lavorativa, l’Ape Sociale può essere utilizzato in caso manchino 4 anni alla data fatidica. In questo caso servono almeno 63 anni di età e 30 di contributi, con esaurimento da almeno 3 mesi di tutti i sussidi di disoccupazione. L’importo varia fino a un massimo di 1.500 euro per 12 mesi fino al raggiungimento dei requisiti per l’anzianità.

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L’isopensione, invece, può essere richiesta se il tempo mancante si attesta fra 2 e 5 anni. In questo caso è l’azienda che anticipa l’uscita dei lavoratori in esubero, definendo un piano per incentivare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. L’uscita può essere anticipata fino a 7 anni per aziende con più di 15 dipendenti. L’importo, sarà pari a quello della pensione fin lì maturata.

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