Fondo perduto, il Fisco sta cercando chi ha ricevuto soldi: ecco perché

Le verifiche si faranno via via più serrate. Il Fisco procederà al controllo dei requisiti di chi richiederà o ha già richiesto i contributi a fondo perduto.

 

Le tranche di aiuti a fondo perduto sono state rinnovate anche per il 2022. Una serie di sostegni mirati, indirizzati ai lavoratori che più sono stati colpiti dalla pandemia.

Controlli Fisco
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Una mossa inevitabile vista la situazione. L’occupazione ancora langue per molti lavoratori e, soprattutto, numerose piccole imprese continuano a patire i contraccolpi delle chiusure, oltre che una politica di prevenzione sempre più orientata al rafforzamento del Super Green Pass. Tutti gli ingredienti per un quadro ancora a tinte fosche sul futuro dell’economia italiana. Eppure, nonostante le buone intenzioni, lo Stato non ha intenzione di erogare fondi a vuoto. Per questo, pur a fronte di alcune difficoltà passate nell’accedere ai sostegni, il Fisco controllerà attentamente che i richiedenti siano effettivamente coloro che ai contributi hanno pieno diritto.

In sostanza, la macchina fiscale terrà d’occhio tutti i movimenti, con particolare attenzione alle Partite Iva. L’Agenzia delle Entrate, infatti, non farà sconti: l’emissione in serie di decreti emergenziali ha creato i presupposti per alcune irregolarità nell’accesso ai fondi, anche se spesso involontarie. E, visto che già da settembre la Riscossione ha ripreso la marcia a pieno ritmo, il Fisco ha deciso di vederci chiaro. Non è un caso che anche sul fronte delle agevolazioni si sia optato per una stretta, ad esempio con la limitazione alla cessione del credito.

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I sostegni però sono un’altra cosa. Si tratta infatti di aiuti diretti, volti a sostenere (e in alcuni casi a salvare) tutte quelle imprese messe spalle al muro dalla crisi economica innescata dalla pandemia. E, quindi, dalle restrizioni adottate per contenere l’emergenza. Perlopiù, si è seguito il criterio del calo del fatturato. Ovvero, in base alla riduzione del volume d’affari, si è cercato di fornire dei contributi per tamponare le spese e consentire la riapertura o il mantenimento dell’impresa. Unica eccezione per i contributi perequativi, per i quali sono stati richiesti i parametri del bilancio d’esercizio. Le possibilità di erogazione sono state sostanzialmente due: l’accredito diretto su conto corrente, tramite bonifico, oppure un bonus come credito d’imposta. La prima è stata la soluzione prediletta, in quanto liquidità in senso stretto.

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Dal momento che i fondi stanziati saranno rafforzati anche col Sostegni ter, l’obiettivo del Fisco è capire se, effettivamente, i richiedenti rispettino i requisiti base per l’accesso. Questo perché, soprattutto nella prima fase di erogazione, la celerità necessaria per tamponare l’emergenza non ha consentito di svolgere verifiche strutturate. Ora, pur se ancora in emergenza, il sistema fiscale inizierà a leggere anche le righe piccole. Ad annunciarlo è stato proprio il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Ruffini, intervenuto al convegno Telefisco il 27 gennaio. Una serie di controlli incrociati fra i dati dichiarati e quelli già in possesso dell’AdE. In caso di irregolarità scatterebbe la mazzata: non solo restituzione degli importi ottenuti indebitamente ma anche una sanzione applicata.

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